Salvo,
sì, sì,
dimmi, dimmi,
sì, amico io ti ascolto
però io orfano sono.
Mio padre
e mia madre
quando parlavano
si prendevano a coltellate
di giorno e di notte.
Nove figli
nove peccati capitali.
Fino a quando si sono separati.
Se ne sono andati,
uno di qua
e uno di là.
Ho visto mio padre
una sola volta
ballare il tango,
la cumparsita,
con mia madre.
Mio padre si ubriacò
e cadde svenuto.
Mia madre gridava:Fifì Fifì.
Tutto qui.
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Anna Maria Bonfiglio
- 16/05/2013 13:04:00
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La tua poesia, caro Nicola, ha veramente qualcosa di particolare, uno sguardo duro e disincantato eppure innocente verso lumanità "ultima", gli umili diseredati che parlano col cuore ai cuori.Grazie.
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Luciana Riommi Baldaccini
- 15/05/2013 01:05:00
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avevo già letto questa poesia sul tuo blog, esprimendo anche lì il mio apprezzamento. La tua scrittura è assolutamente originale e intensa, adatta alla recitazione. Chissà che tu non ci regali prima o poi anche una registrazione?
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Cristiana Fischer
- 13/05/2013 23:20:00
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"sì, sì,/dimmi, dimmi ... però io orfano sono" elementare, come gli elementi, che sono solo quello che sono
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Franca Alaimo
- 13/05/2013 22:48:00
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Una storia damore appassionato e violento finito in una separazione dopo nove figli, definiti nove peccati capitali. Coltelli e tango, un grido che è un ricordo sonoro preciso. La poesia di Nicola Lo Bianco ha la potenza di un melodramma, la precisione e il movimento di un passo di danza, una sonorità essenziale, e quel qualcosa che la rende meravigliosamente diseguale. So che Nicola Lo Bianco recita le sue poesie: mi piacrebbe sentirlo interpretare questa.
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Loredana Savelli
- 13/05/2013 21:25:00
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Scrittura potente, stile inconfondibile!
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