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al testo di Nicola Lo Bianco
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XX
Che Cristofalo nella chiesa non faceva entrare era vero, che parlava con Ranuccio morto abbruciato nel Cinquecento, che c’era un tesoro di gioie una cascia di carte e monete, si sa che questi barboni perlopiù muoiono e sono milionari, Tanino muratore disoccupato sfaccendato detto Sciallotta, ci credeva, tanto che all’insaputa col crocifisso in petto giro giro si mise a cercare prima tutt’attorno all’altare poi nel sottotetto sopra le sedie schierate a tipo museo trovò calendari dopoguerra, fogli di giornali scaduti, conti e spese, carte bollate, ricevute d’avvocati, incartamenti verbali in nome del Re e Imperatore lettere d’amici, bigliettini d’amore, cartoline illustrate, calamai, quaderni, penne e matite, codici civili e penali, vaffanculo queste carte quasi quasi ci darei fuoco se non che sopra la trave appeso come un impiccato pendeva un cappuccio di telacerata a uso sacchetto con dentro pareva tanti denari e sopra un biglietto che lo stonò:chi trova questi denari e non li usa per rifare il processo, sentirà le sue carni bruciare e finirà in un posto dove quando si sveglierà sarà un incubo. XXI Perintanto Sciallotta lasciò il sacchetto e si prese i denari, per il resto che cosa fece, che cosa pensò, niente sappiamo nemmeno se zitto zitto facendo i conti col suo cuore a Cristofalo lo ringraziò Parte finale del poemetto CRISTOFALO |
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