Tra il solco e la radice spinta in aderenza si addensa l’aridità del seme nell’affondo l’argine si svela tesa tra le lame simula la preda.
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Fabrizio Giulietti
- 05/10/2021 17:49:00
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grazie cris, un onore averti qui... un abbraccio...
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cristina bizzarri
- 05/10/2021 16:32:00
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Ho sentito un senso svelarsi, un "vero", ma ho fatto fatica a coglierlo. Fidandomi della mia sensazione mi sono "servita" degli splendidi (davvero) commenti. Ecco, ora ci sono anch’io.
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Fabrizio Giulietti
- 04/10/2021 13:45:00
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e già, hai colto in pieno come di consueto... grazie e un abbraccio anche a te...
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Annalisa Scialpi
- 04/10/2021 12:32:00
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Come sempre le tue poesie ’affondano nello stomaco’.
Che meraviglia l’agguato... Chissà che non sia propria la preda
lì, a volersi offrire. Forse Estasi è questo...
Un caro saluto
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Fabrizio Giulietti
- 01/10/2021 20:36:00
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grazie amica cara, accurata e capillare come sempre...
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Darlene
- 30/09/2021 18:36:00
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Poesia breve e concentratissima, un verso di raccordo e un lapidario distico finale. La visceralità di un rapporto innato tra l’uomo e la terra, inteso come radice ma simboleggiato anche quale richiamo all’autenticità primigenia dell’Io. Secondo me esprimi anche un senso universale di incertezza, che è proprio delle creature in genere. E come accade spesso nelle tue opere, il desiderio di non accettare il destino per come si presenta - “l’aridità del seme”. Ma nelle irruzioni interiori “l’argine si svela”, non ci sono rifugi o luoghi di riparo, e il confine è una delimitazione volontaria... Trovo che le ultime due strofe siano proprio quello a cui volevi arrivare, la conclusione è un apice, una trasvalutazione, una fedeltà alla vita che si chiama morte, e che “tesa tra le lame, simula la preda”.
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