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Il centro del fiume

IL CENTRO DEL FIUME

Figure di carta che devono nuovi pensieri

e fragili miti creati dal mondo di ieri

disperdono giovani forze sottratti al domani

lasciando distorte le menti e vuote le mani

consumi la vita sprecando il tuo tempo prezioso

raggeli la mente in un vano e assoluto riposo

trascorri le ore studiando le pose già viste

su schermi elettronici oppure di false riviste

e tieni le orecchie tappate agli inviti del suono

e questa è una polvere grigia che cade sugli occhi dei figli dell'uomo

deciso a sfuggire il tuo tempo che soffia e ribolle

non abile a prendere il passo di un mondo che corre

coraggio è soltanto una strana parola lontana

tu cerchi rifugio in un pezzo di canapa indiana

il sesso che prendi con facile e semplice gesto

rimane ancora e di nuovo soltanto un pretesto

e ancora nascondi la testa alla luce del sole

il sesso è scoperto però hai coperto l'amore

e tieni le orecchie tappate agli inviti del suono
e questa è una polvere grigia che cade sugli occhi dei figli dell'uomo

fai parte di un gregge che vive ignorando il domani

e corri da un lato e dall'altro ad un cenno di cani

il mito di un lupo mai visto ti ha fritto il cervello

e corri perfino se il branco ti porta al macello

e dormi nel centro del fiume che corre alla meta

e niente che possa turbare il tuo sonno di seta

qualcuno ti grida di aprire i tuoi occhi nebbiosi

ma tu preferisci annegare in giorni noiosi

non senti che ti stanno chiamando con voce di tuono

e questa è una polvere grigia che cade sugli occhi dei figli dell'uomo.

 Arcangelo Galante - 31/12/2020 16:53:00 [ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]

Sicuramente, una delle più belle canzoni di Pierangelo Bertoli: un testo contro ogni forma di guerra, nella quale “giovani forze” vengono sottratte al domani, consumando la loro stessa vita e sprecando del tempo prezioso.
Il mondo descritto è colmo di contraddizioni, nel quale l’uomo risulta sempre in conflitto con se stesso, oppure fa parte di un gregge che non riesce ad andare oltre, ignorando quello che potrebbe essere, il domani.
Grazie a Luca Gamberini per averci proposto questo testo, che, nella versione strumentale, appare come una vera e propria opera di grande spessore e talento.

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