Il magnifico nesso
Avete drogato dio e l’avete posto a guardia della vostra ferocia. Gli avete tagliato un orecchio per far capire che non scherzate quando dite noi verremo.
Maestri di mitra ammaliate di morte la sabbia, bramate immensa ricchezza dai vostri santuari di rabbia. Come allibratori vi aggirate intorno alle vesti scollate, soppesate la carne separate il puro dall’impuro perseguite il polso scoperto temete l’incavo dolce del mondo. Sapete come assaltare questo stremato occidente così arrogante nelle propaggini da far pensare che nemmeno l’infarto possa curarlo.
Prima di voi vennero altri profeti a caricare d’odio l’erba. Altri assassini si fecero accanto per innalzare alture di corpi trafitti alle tempie. Ma nessuno riuscì a sradicare la copiosa bellezza cresciuta nei cuori canori. Invano i fori dei proiettili continuano ancora a scrutare l’estensione dell’anima. L’odore di sambuco si muove sul dorso minuto dell’ape.
Nomadi assoldati dal cielo stellato e yazidi dai corpi di noce divelta, uomini chini sul tappeto di culto e vecchi copti murati nel sole, stanchi operai sul carrello elevatore e giovani donne dal seno esultante, dondolanti ebrei dai piedi di culla e malati terminali sull’arena del letto, ragazze sfiancate d’arsura ad Asmara e padri imploranti una pioggia più fioca, tutti voi e tutti gli altri passanti, voi che avete salvato qualcosa di chiaro, alzate la voce e correte a riempire gli orci degli sguardi, lasciate che il canto che avete raccolto cresca nell’altro, rimboccate la covata della luce affinché più al centro si sposti questa schiva speranza.
C’è bisogno di voi là fuori perché difendiate quel fragile nesso che ci vuole fratelli d’altri esseri umani. Perché le ossa dei morti non piangono in inglese, perché il fumo dei villaggi incendiati volge al nero ogni intonaco azzurro, perché la paura lambisce ogni fessura e la fame non conosce umana premura.
Se davvero vogliamo comporre l’immenso, non possiamo lasciare che il nesso si smorzi.
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Cristina Bizzarri
- 21/05/2015 00:44:00
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Non fa sconti a nessuno questa poesia, non a chi fa una violenza atrocemente evidente, non a chi fa una violenza altrettanto atroce ma lo fa subdolamente: noi tutti. A meno che non lasciamo consapevolmente spazio al sorgere di altro, di inauditamente altro. E questa è la luce e la gloria del nesso che ci sottende tutti e, per ora, ci oltrepassa. E tutto è attesa, paradossalmente anche lorrore che tuttavia non dobbiamo smettere di combattere, e la poesia è unarma che non ferisce, o, se lo fa, è per sanare. Bella scrittura!
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Franca Alaimo
- 20/05/2015 23:05:00
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prima bisogna liberarsi dai nodi falsi che ci tengono avvinti. Non basta essere buoni, anche se esserlo è bello ed ammirevole. Bisogna che cambi il modo di concepire le cose, ma proprio tutte, tutte le cose. In questa poesia Federico Zucchi esercita la sua scrittura su due registri lessicali diversi e ci riesce bene, specie quando elenca le ragioni della speranza, forse perché lidealismo e la tenerezza gli sono più confacenti.
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Laura Costantini
- 20/05/2015 23:02:00
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Un grande invito alla fratellanza "spostando più al centro questa schiva speranza" in un periodo in cui le religioni si fanno minaccia luna per laltra e dividono gli uomini in razze religiose! Ti rivolgi indifferentemente a tutti, tutti quelli hanno "salvato qualcosa di chiaro", ad estendere il loro canto e a rimboccare la covata di luce, certamente con questa poesia, almeno tu ci stai provando, la riuscita dipende anche dagli altri. Complimenti per lo stile e il contenuto!
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Lorenzo Mullon
- 20/05/2015 21:26:00
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caspita che invettiva! il nesso non fa comodo a nessuno perché la nostra società è costruita per dare ad alcuni un vantaggio sugli altri un enorme vantaggio e tutto è strutturato su questo: cultura religione politica economia
ovviamente la maschera pubblica è diversa, mica si può dire la verità e allora ipocrisia a gogò
durerà in eterno? di sicuro non è stato così in passato un passato nemmeno troppo remoto 5.000 anni fa, 140 generazioni prima di noi, addirittura non esistevano armi di offesa, non cerano militari eppure si costruivano città di ben 10.000/15.000 abitanti, con una economia persino ricca ma ben distribuita, non come adesso questo dagli studi dellarcheologa Marija Gimbutas, chiedo scusa se la ricordo sempre, ma quasi nessuno sa della sua esistenza, chissà come mai . . .
e la scienza era sviluppatissima, si sapeva dellesistenza persino delle stelle doppie e della presenza di unaltra luna della terra, scoperta dalla nostra scienza solo recentissimamente
e poi? sono arrivati popoli guerrieri, con un "Dio" unico che pretendeva sempre di avere ragione etc. etc.
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