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al testo di Federico Zucchi
Sulla gioia come scudo
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Sulla gioia come scudo
Il sapore incauto della gioia è il punto più profondo del palato dove le balene del pianto vanno a riprodursi, dove i delfini della risata saltellano spinti da un refolo irraggiungibile.
La gioia è il nostro essere alati lo stato di domanda che non indugia sul canto dolente del fiore reciso, la gioia è il solletico delle ossa che dimentica di portarsi addosso il libro contabile delle contusioni.
Se la gioia ritrova il tatto delle acacie il sapore dei sentieri brulicanti di colpo la crudeltà dilegua e perde la capacità di deviare i corpi, di seccare orti di volti diurni, perché la gioia rende il buio navigabile e salda la paura al cuore giallo dei ranuncoli spontanei.
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