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Angoli interni

 

Ha il respiro delle antiche cosmogonie l’ultima silloge (Angoli interni) di Roberto Maggiani, che, prendendo le mosse dalla narrazione della nascita del mondo, dilata il materiale poetico in ogni direzione, pur conservando un’efficace unitarietà d’insieme grazie anche alla limpidezza del linguaggio che come una luce meridiana illumina il suo versificare.

E se da quelle lontane narrazioni derivano all’autore la stessa meravigliata curiosità e l’abbondanza di immagini sontuose, al progresso delle scienze si devono l’attualità del registro lessicale, la presenza di formule, la proliferazione delle ipotesi, la mappatura molto più ampia del cosmo visibile e invisibile. Al racconto biblico della Genesi rimandano, invece, l’idea della centralità dell’Uomo (intelligenza, creatività, parola), così come l’ipotesi della presenza (oltremodo dubbiosa e sfaccettata) di un Dio che sembra delinearsi, ogni volta che fa il suo ingresso nei testi, dallo sfrigolio delle due opposte dimensioni della razionalità e della irrazionalità.

Se infatti l’ipotesi di un Dio creatore appare non necessaria alla Scienza, la sua esistenza sembra rispondere ad un bisogno così intimo d’amore e di proiezione oltre la morte, da sconfinare nel grido accorato di Cristo sulla croce: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”

L’autore, infatti, pienamente consapevole di questa sfasatura tra pensiero e sentimento, che però non determina mai alcuna oscurità interpretativa grazie all’uso di costruzioni semplici e lineari, scrive di volere raccontare il reale e arrivare al dunque/ tra il come della scienza/ e il perché della fede/ nell’aria di un poema. E molto mi piace che egli parli di struttura poematica della sua silloge, poiché essa, specie nelle prime sezioni, si snoda narrativamente secondo un iter temporale progressivo: dalla nascita dei primi mattoni della vita all’evoluzione delle specie fino alla comparsa dell’Homo sapiens, per giungere alla complessa realtà odierna caratterizzata da questioni spinose, come una nuova forma di razzismo, la strage degli extracomunitari e una egoistica, dilagante indifferenza, alla quale l’autore oppone tutto lo sdegno del suo animo: Impazzisco all’idea di quanto male/ c’è nel mondo e ancora: Niente dovrà starmi vicino/ soffrendo il male della mia presenza.

Eppure, la concezione del tempo, che sorregge la struttura della silloge, non è affatto lineare: il passato, infatti, come accade agli alberi che serrano in cerchi sempre più larghi la memoria della loro esistenza, talvolta millenaria, sembra riscriversi in ogni nato, quasi che l’uomo sia un testo aperto in cui accanto al già detto, ai saperi già accumulati, al tempo dei morti, debba essere scritto tutto il nuovo da tramandare alle generazioni a venire. Così che il passato non solo regge il presente, ma s’infutura; e mi viene in mente, a questo proposito, la silloge di Tiziano Fratus, Poesie creaturali, in cui, fra gli altri, si può leggere questo bellissimo verso: il futuro è più antico del passato.

E anche quando l’obiettivo si restringe all’individuo Maggiani, alla sua vita, ai suoi affetti, solo apparentemente l’architettura poematica di Angoli interni subisce un’involuzione, perché quell’io, nel momento in cui si identifica con il noi (Riconosco questo universo/ dalla canzone d’amore-morte/ che il coro dell’umanità/ canta fin dagli albori), dà voce a tutti i sentimenti universali, come la paura della morte, l’incanto di fronte alla bellezza della Natura, la speranza di un oltre in cui sopravvivere e ritrovare le persone care, il mistero del bene e del male, e soprattutto la fame d’amore.

Certo si potrebbe osservare che la personalità di Maggiani sia più complessa di quella di un uomo comune, in quanto mette insieme (come il poeta latino Lucrezio ed il contemporaneo Bruno Galluccio) la lucida razionalità dello scienziato e l’intuizione lirica del poeta, la non sistematicità della fantasia e la sistematicità della ragione, e però è da questo connubio che deriva quell’oscillazione fertile tra assoluto e reale, tra arcano e quotidiano; è su questa soglia che appare Dio, che crea senza sosta le forme della vita, intanto che gli si affianca il poeta per custodirle e salvarle, lui che raccoglie/ tutto il Cosmo in un solo verso.

Ne consegue che, in quanto creatrice, la parola della Poesia accampa la sua superiorità sulla parola della Scienza, che studia il cosmo, ne svela poco a poco i segreti, ma non saprà mai rispondere ai numerosi perché dell’uomo, né garantire la verità ultima.

Se una parola-chiave va cercata nei tanti testi di Angoli interni è Amore, declinata in ogni sua possibilità, a cominciare dai legami fra gli elementi invisibili del creato a quelli parentali (in questo senso vanno letti i delicati quanto intensi testi dedicati ai genitori e al nipote Pietro), dai rapporti sentimentali di coppia alla gestualità (descritta senza reticenza alcuna) del rapporto sessuale, se è vero che il corpo dell’uomo, come già nel Rinascimento, si colloca per l’autore all’interno dell’energia cosmica, della sacralità del Tutto e perfino della nostalgia di Dio: Ci sarà posto sotto le mani di Dio?/ ho bisogno di essere toccato – sempre.

L’Amore è, infatti, la parola che più di ogni altra si incarica di dare orientamento e senso, e come già Dante nell’ultimo canto del Paradiso (Nel suo profondo vidi che s’interna/ legato con Amore in un volume/ ciò che per l’universo si squaderna) anche Maggiani la usa come il filo rosso che lega insieme tutte le creature, persuaso che da essa muovano il perdono, il rispetto della fragilità, la comunione con gli altri.

Il poeta, anche in questa sua ultima prova, resta coerente con le sue tematiche di fondo e con l’esperimento non nuovo, ma certamente non molto praticato, della commistione del linguaggio scientifico con quello lirico; il tono è pacato e coinvolgente, la sensibilità etica sempre molto viva: tutto questo fa sicuramente di Maggiani uno dei più significativi e riconoscibili autori contemporanei.

 

 

 Roberto Maggiani - 19/10/2018 17:03:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Grazie cara Franca, le poesie pubblicate in questo libro sono state scritte prima del 2015, sono poesie che raccolgono un periodo particolare della mia ricerca poetica. Ti ringrazio per il tuo commento. Un caro saluto.

 Franca Colozzo - 18/10/2018 00:41:00 [ leggi altri commenti di Franca Colozzo » ]

Roberto, cosa dirti? Dopo il commento esaustivo di Maria Musik, ricco di spunti preziosi, ed il testo di ampio respiro di Franca Alaimo, credo che sia stato tracciato di te un quadro poliedrico dalle mille sfaccettature, non statico sulla parete del tempo, così come m’immagino da sempre un dipinto.
La tua natura complessa, direi rinascimentale nella sua completezza, guarda al sapere scientifico ed umanistico con la certezza che essi formano un inscindibile legame, avulso dalle etichettature di superiorità dell’uno sull’altro.
In questa tua silloge, così ben commentata da Franca, il tempo appare dilatato dal respiro poetico che infondi all’universo in cui viaggiamo, piccoli atomi ignari e spaventati dagli abissi siderali.
Un grande abbraccio nella speranza che ogni piccolo tassello serva a formare un’immagine del nostro mondo più giusta, armoniosa ed umana.

 Roberto Maggiani - 14/10/2018 13:55:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Cara Maria, grazie per questa tua nota di lettura ampia e sentita, con cui tratteggi, nel tuo caratteristico stile empatico, il tuo percorso di lettura di Angoli interni, lettura che conferma quella sintonia di sentimenti che anche caratterizza la nostra amicizia... amicizia che, sono certo, non mi avrebbe comunque risparmiato, ed è questo il bello dell’amicizia, eventuali annotazioni. Un abbraccio.

 Maria Musik - 14/10/2018 11:36:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

“Angoli interni” è appena cominciato e già finito. Un nuovo libro eppure, lo sento, già superato perché Roberto Maggiani, da bravo cosmonauta, è già altrove. Ma, per altro verso, è anche del tutto presente; è come Dio: qui e ora, in ogni altrove e nel fluire del tempo ma, assurdo quanto volete, prima e dopo il tempo. È nello scorrere dell’essere e del non essere, ne “l’esserci e non esserci”. Un trasformista? Non credo perché non veste e dismette abiti ma abita una pluralità a molti di noi sconosciuta.
È come la sua terra: montagna squarciata dal lavoro, dura, maestosa e mare, ora calmo, ora furioso, sempre profondo, vicino solo alle orme di piedi amati, lontano come le stelle. Ah, le stelle: agognate, studiate, ammirate… luci/segnale nell’infinito spazio espanso da popolare passando attraverso accessi cosmici, grazie a un corpo amato, conquistato e abitato.
Corretto quanto scritto da Deidier: questa silloge, anzi, viaggio poetico disvela una maturità e, aggiungerei, una completezza che in altre opere di Maggiani si avvertivano ma non così compiute. L’ingrediente che più mi conquista è la Verità: il poeta si racconta e racconta l’altro da sé con una schiettezza tersa, scevra da nascondimenti o da sapienti veli che indulgano nel finto mistero modaiolo atto ad accaparrare plausi.
E la Bellezza, questa ossessione, questa benedetta maledizione, l’eterna tentazione in cui indulgere rimanendo fedeli alla propria virtù pur nella “contemplazione del vizio”. Anche questa così autentica come la passione.
E fra scienza e storia, fra teologia della “contemporanea Riforma” e denuncia civile ecco spuntare come fiori, ora carnosi ora delicati alcuni essiccati dalla caducità dell’essere, i suoi amori esaltati da una istantanea, da una ricetta, da una ferita, da un “lascito” ricevuto e ridonato a un bambino che è già cosmo… sono vita e morte allo stato puro, senza additivi o diluenti.
E quegli occhi, angelici e demoniaci, sempre in movimento o fissi nell’assentarsi per trasferirsi altrove, dolcissimi nell’ammirare l’Amato, furiosi d’ira contro l’Ingiusto, puri e inclementi nel guardarsi dentro.
Questo non è un dipinto… è una scultura di carne e intelligenza, pulsante di frequenze cosmiche e fiottante liquidi corporei. Un tutto tondo ma in continua metamorfosi: solidità fluida, mai fissa.

 Maria Musik - 29/07/2018 14:35:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

A leggere Franca, ancora di più l’attesa dell’arrivo del libro si fa pressante. Le premesse per un’ottima lettura ci sono tutte.

 Roberto Maggiani - 29/07/2018 14:23:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Grazie Simonetta, un abbraccio.

 Simonetta Sambiase - 28/07/2018 16:29:00 [ leggi altri commenti di Simonetta Sambiase » ]

Scienza e poesia, amore, futuro e passato, sono parole che hanno uno spirito di vita immensa nel proprio scriversi e divenire. Metterle su carta facendone luce e guida, è un atto di coraggio non solo di bravura. Lascio i complimenti al poeta. E un grazie alla lettrice che ci ha reso una critica avvincente di uno di libri che dovrò presto mettere nella mia libreria.

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