Io ed Alejandra
Perché non abbiamo vissuto insieme Alejandra La nostra infanzia disperata che aveva balocchi Di dolore? Avremmo unito le mani del destino Sopra di noi, scambiandoci i nostri doni Di tristezza e i canti degli usignoli, nel buio, Quando non dormivamo, perché le notti erano profonde E belle senza la voce ossessionante del mondo Quando è sveglio. Alejandra, mia cara, abbiamo cominciato Allora a intrattenerci con la morte, lo stupore in gola, Un roveto di more nere nel petto. Quante volte ce ne stavamo A giacere supine sulle piastrelle fredde di marmo del balcone A contare le stelle lontanissime e poi pregavamo che Ci cadessero addosso come gocce di lacrime luminose: Oh – dicevamo - che preziosi ricami le luci, i corni oscillanti Della luna , e quante, dolci ombre! E chiamavamo una folla Di parole, che avevano la musica dei vetri che si spezzano: Ci risuonavano nell’orecchio le loro incrinature, E finalmente cullate, l’oro in bocca, le farfalle notturne Sugli occhi, ci addormentavamo sognando di essere là, Prima del mondo, prima della menzogna che lo ha generato
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Carla de Falco
- 26/01/2012 22:42:00
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di rado mè capitato di leggere qualcosa di tanto bello, intenso, immaginifico. e disperante.
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Nando
- 08/07/2010 21:48:00
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Con un certo timore reverenziale mi accosto ai suoi versi poiché, pur non conoscendola biograficamente, intuisco uno spessore letterario particolare, probabilmente un autentico dono (per quetso quando lessi un Suo commento ad una mia piccola cosa, ne rimasi stupendamente stupito!). Sono semplicemente un lettore di parole, poco preparato per gustare fino in fondo la poesia, che non può consumarsi in una sola lettura, e quando è autentica poesia forse mai si consumerà; poi, anche se alcuni versi esprimono concetti che mi sollevano qualche personale dubbio, sono però testi che "suonano" nella mente melodie etterarie. Un saluto
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Giovanni Ibello
- 06/03/2010 01:44:00
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mi piace anche lo stile. Riconduce a reminiscenze elleniche. Complimenti. Passi a leggermi, se ne ha voglia.
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Antonio De Marchi-Gherini
- 02/02/2010 21:01:00
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Reminiscenze Leopardiane miste a Thelma e Louise.Due corpi che si interrogano e si misurano con il corpo grande del cosmo che tutti ci contiene.Quello che sta sopra è come quello che sta sotto (Ermete Trismegisto). Esercizio orfico e pitagorico ad un tempo. Ballata dei giorni andati con una struggente malinconia.Anche la Terra ha un corpo e piange e si contorce e, quando non ne può più, si scrolla di dosso luomo, lessere più stupido apparso sul globo, lunico che ha inventato la guerra.Il testo è di forte impatto emotivo, la scrittura ariosa, quasi narrativa. Molto vicina agli stilemi della poesia anglosassone più recente.
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Franca Alaimo
- 28/01/2010 20:50:00
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Cari amici, vi ringrazio tutti come lettori sensibilissimi di questi versi, che ho fatto fatica a scrivere perché sgorgano dal mio più antico e mai dimenticato dolore. Questa poesia fa parte di uan picoola raccolta dedicata alla poetessa Alejandra Pizarnik, morta suicida nel 1972, e che io amo tanto perché mi somiglia. Leggetela e imparata ad amarla come me! E vero quello che dice Roberto: idealmente noi poeti siamo tutti abbracciati ad un solo destino di dolore, al nostro magnifico talento che ci aiuta a farne una preziosa gemma. Anche chi legge, se pure non sa scrivere, e però sente fortemente la poesia, la scrive nella sua anima e la fa sua. Grazie!
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Roberto Maggiani
- 28/01/2010 16:34:00
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Una poesia preziosa, delicata, che rompe quel velo sottile della morte e rende tutti i poeti di tutti i tempi tra loro amanti: schiera affabilmente stretta tra le braccia della poesia, da essa sostenuta, nella sua erranza lontana da quel mondo prima della menzogna, testimoni della verità. Bellissima.
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Roberto Perrino
- 28/01/2010 11:18:00
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Che meraviglia!!!
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Loredana Savelli
- 28/01/2010 11:09:00
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Veramente bella. Toccante, si fa leggere con il cuore in mano, dove porta, a quale mistero doloroso, perchè?
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Maria Musik
- 28/01/2010 06:32:00
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Molto bella: un intimo ed emotivo raccontarsi con un lessico capace di evocare immagini e ricordi unici ed, allo stesso tempo, universali.
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