io quando penso alle persone penso alle mani trasformate in lunghi fili sottili, mani di ragno che li imbozzolano in una trama di luce che si espande e illumina anche gli altri, diventa fonte di gioia o pania, né i fili si spezzano per la lontananza o il tempo e quelli dell'uno si intrecciano a quelli dell'altro e quando vibrano al vento vi dondolano piccoli angeli incorporei, inesistenti direi, a volte così belli da far male. Io vedo questo, questo tessuto mirabile, capisci? E non importa se le persone muoiono o tradiscono o se ne vanno altrove, non importa niente: il legame è creato e resta, il filo esiste, si fa sottile, così sottile io non so dirti quanto, ma esiste e resiste. Questa tela, questo disegno astratto, ci tiene al mondo, senza di esso non saremmo nulla, la gravità non ci tratterrebbe al suolo: scompariremmo nel vuoto siderale, inghiottiti nel buio, poveri piccoli ossimori condannati all'inesistenza.
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Klara Rubino
- 24/06/2019 11:20:00
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Una grande visione questa tua; un’ immagine archetipo vibrante, cosicché è in grado di penetrare e risuonare nell’animo del lettore, rinvigorire l’energia di questa trama che compone il magico tappeto volante dell’esistenza, che trasporta la coscienza di ciascuno dove e da chi voglia senza limiti spaziali o temporali. La tua poesia inizia con "Io" è termina con "inesistenza" in mezzo c’era il senso del viaggio, del volo.
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Fausto Torre
- 20/06/2019 16:24:00
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quei gesti sono parole. Nelle mani c’è maggiore verbo che non nella stessa parola. E difatti quale migliore soluzione al nichilismo se non la parola scritta o gestuale che sia, purché sia detta, purché ne rimanga testimonianza. Bellissima qui. Tanto.
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