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Scrivi un commento al testo di Arcangelo Galante
Tutti fanno lo stesso

Era una calda giornata estiva e la spiaggia era già un formicaio umano. Armati di ombrelloni, borse frigo e secchielli, i bagnanti si accingevano a conquistare la loro fetta di paradiso.

Alfio, il tipico turista che sembrava aver vissuto tutta la vita in una grotta, si aggirava con la pelle rossa come un gambero. Nonostante la crema solare fosse un’invenzione ormai centenaria, lui la considerava un’opzione, non una necessità. “Se non mi scotto, non sono andato in vacanza” pensava, applicando la protezione solo dopo che il danno era fatto.

Accanto a lui, la signora Olga, con la sua mise da spiaggia anni ‘50 e un cappello di paglia che avrebbe fatto invidia a una diva di Hollywood. Aveva passato le ultime due ore a trovare l’angolazione perfetta per il selfie in spiaggia, senza mai notare che la fotocamera era coperta di sabbia. Le sue foto avrebbero mostrato un mare leggermente granuloso.

Non lontano da loro, la famiglia Bianchi, con tre figli iperattivi, decideva che era il momento ideale per giocare a pallone in riva al mare. Con precisione svizzera, ogni tiro si concludeva con la palla che colpiva qualcuno intento a dormire, leggere o semplicemente esistere.

Poi c’era Luigi, l’irriducibile lettore, che sotto l’ombrellone sfogliava l’ultimo romanzo di 800 pagine. Ogni due minuti, sollevava gli occhiali da lettura per lanciare occhiate di rimprovero a chiunque osasse fare rumore, come se la spiaggia fosse una biblioteca.

Nel frattempo, un coro di venditori ambulanti intonava la loro litania di “cocco bello”, “massaggio?” e “braccialetti?”. Sembrava quasi un’orchestra ben coordinata, che faceva da colonna sonora al trascorrere del giorno.

E poi c’erano i professionisti del telo mare. Quei bagnanti che, con l’abilità di un maestro di origami, sistemavano il telo con movimenti precisi, evitando ogni granello di sabbia, per poi distendersi con l’aria di chi aveva appena vinto una battaglia.

Quando il sole iniziava a calare, tutti si radunavano verso il chiosco dei gelati, formando una coda che sembrava un’opera d’arte postmoderna. Ciascuno con le proprie preferenze, lamentandosi del prezzo, del gusto o della lentezza del servizio, ma comunque felici, perché questa era la loro routine estiva.

E così, tra risate, lamentele e scottature, la giornata al mare volgeva al termine, confermando che, alla fine, così fan tutti.

 

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