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al testo di Arcangelo Galante
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Oh, carissima stima, a te m’inchino, divinità che tutti noi veneriamo, di gran lode e gloria, t’incoroniamo, seminando falsità con sorriso fino.
Elogiamo gli altri con faccia veritiera, ma, sotto sotto, che bella pantomima. Che bel lavoro, lo sforzo di una rima, ma poi pensiamo sia sciocca chimera.
È così difficile da conquistare, richiede menzogna, ed è un bel mistero. L’anima sempre dobbiam rinfrescare, mentre il pensiero, critico, resta nero.
Ufficio, famiglia, tra amici sinceri, diviene, la stima, gioco di prestigio. Abbracci, sorrisi, discorsi austeri, ma il vero punto, appare sempre grigio.
Tu, che la cerchi ovunque con fervore, ricorda, è solo illusione inopportuna. Falsa moneta, che circola con ardore, in un mondo privo di virtù alcuna.
Celebriamo, così, con ironia e riso, La stima che tanto ci fa dannare. Teatro di lodi, in un mondo diviso, quel che mostriam ma dovremmo celare.
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