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al testo di Marco Galvagni
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Lambiscimi con gesti di gioia, una parola d’assedio d’infrante chimere, una sillaba più vicina alla tua bocca- mi promette aurore di miele fluttuando perso nei capelli corvini dedicandoti, in un sorriso di luna, strofe d’acqua e di cielo. Pensieri che non t’appartengono si tradurranno in note di canto e ti empiranno d’oro le mani canore. Frattanto raggianti ruote di pietra avvolgono il paesaggio rupestre, raggi d’oro calpestano i campanili.
Tu scrivi margherite sull’erba dei campi.
Quando avvicino il cielo con le mie mani per destarmi nelle lame di luce diafana i tuoi baci si appiccicheranno come lumache alla mia schiena- gireranno i calendari e sortiranno nel mondo i giorni come foglie azzurre; comparirai nel mio spazio, nel mio anello ora solo verbo ed inferno.
Ti guarderai in una lacrima, t’asciugherai gli occhi dove fui- ora d’improvviso piove verde ma il mio cielo s’è fatto roseo.
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