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al testo di Ferdinando Giordano
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Avevo il foro della bocca sulla sua camiseta. Altezza diaframma, tra palissandro e cedro. Entravano respiri appallottolati, come conversi. La sua bocca veniva giù dal pozzo stratosferico dove solo poche corde possono ascoltarsi bene. Tutto il chiaro possibile è lì e scende trasparente. Avevo la bocca vuota, il morso inesistente. Scrivevo alle donne con il mio fanciulletto tra i denti. Di pene e di attese. Si stava tesi a capirne il duende, poste le lingue circonflesse come accenti perchè meglio le gocce fluiscono in gola meglio sale il ghibli dal petto e deserta granelli assecondati da sillabe superstiti.
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