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al testo di Giovanni Abbate
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Ci stiamo abituando a questo luogo.
Per nulla l’oscillare ci stupisce dalla luce alla notte come il mare né la malastagione né lo strazio della terra per lo sbadiglio delle sue viscere.
Ci stiamo abituando a noi stessi alle nostre veglie ai nostri sonni al biasimato chiacchiericcio al dolore di testa come alla zoppìa.
Né il muro ormai più c’infastidisce che dell’orizzonte sbarra il cammino e da questa corte stipata di sguardi vedere al di là proibisce.
(da: Vocianti - 2010)
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