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al testo di Giuseppe Airaghi
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Nel cortile lievita una parete verde di gelsomino. Piantata la primavera in cui di comune accordo decidemmo di sfidare la sorte.
Ospitò in estate un nido di merli, incauti. I gatti di casa non gli lasciarono scampo.
Nella serena inquietudine propria sconfina, d'estate, oltre il muro di cinta per contrabbandare la gloria immodesta dei suoi bianchissimi fiori.
La bellezza richiede la cura, i rami vanno sfrondati, addomesticati, che non soffochino la parabola del televisore, non provochino le lamentele, legittime, dei vicini per l’incruenta invasione dei loro balconi.
A volte penso dovrei lasciare fare. Vederla conquistare la via ricoprire le auto in sosta, i cancelli chiusi, sradicare i pali confitti nel cemento, Vederla creare precari alloggi per nuovi nidi di paglia, dichiarare a squarciagola la rinascita di un'antica sterminata nazione.
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