Ho infranto specchi non volevo più riflessi, cantavo canzoni ma non nella mia lingua così a me oscura, sedevo fuori senza accorgermi che stavo sempre dentro, finché ho imparato come si balla bevendo l'alba dalla notte, quando chino il sole sul vento, muta note scritte su righi e corde musicali, cambiando loro il verso offuscandomi la mente. Canto te come ombra mia, avanzi e sei marea che sempre; sale.
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Hania
- 19/04/2025 12:52:00
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Grazie della tuo commento sempre gradito Arcangelo!
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Arcangelo Galante
- 17/04/2025 19:20:00
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Poesia simbolica, che esplora il tema dell’identità attraverso immagini di rifrazione, traduzione interiore e metamorfosi. L’autrice sembra in cerca di se stessa, rifiutando riflessi e parole non proprie, sospesa tra un dentro e un fuori che si confondono. L’epifania arriva in una danza tra notte e alba, tra musica e vento, dove l’ombra, forse una parte nascosta di sé, prende voce. Il verso finale, isolato, è potente: “sale” è verbo e sostantivo, moto ascendente e sapore del mare, chiudendo il testo con ambiguità evocativa. Un testo molto gradito e volentieri letto. Buona continuazione settimanale e felice Pasqua, presto in arrivo per tutti. Romanticamente, saluto.
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Hania
- 15/04/2025 11:13:00
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Grazie mille dei commenti Elisa e Quinn, in effetti il punto e virgola non è bello!
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Quin
- 15/04/2025 11:01:00
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Invece io non capisco alcuni degli "a capo" se non per una voglia "brechtiana" di disarticolare la prosodia, di spezzarla (come non capisco quel ";" prima dellultimo verso. Bella, comunque. Grazie
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Elisa Mazzieri
- 15/04/2025 10:12:00
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Colpisce il mutare del verso - quindi il senso - quindi lombra. Ombra che avanza sottile. Trovo ( mi si accetti la licenza per laggettivo) che sia quasi "scomponibile": ovvero da leggere in direzioni multiple che svelano altrettante possibilità. Notevole architettura. Complimenti
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