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al testo di Giovanni Rossato
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Io che del fare non sono probo, no, neanche un po', per nulla, son quello che abita vicino quasi debordante la tua casa sono il vizio e la poltrona l’indecenza delle emozioni e la speranza degli allori, a buon prezzo. Io abito la casa del dire e riconosco l’uomo dal suono della memoria.
Ecco, mi avete detto, abitato, vissuto.
E’ una condanna non sapere cosa sarà di settembre ed è perché i giorni non sono cessati, perché pochi abitano i cimiteri della ragione dove la parola cerca il riflesso delle cose.
E’ eccezione sbagliare da soli, per forza. E’ frenetico il lavoro onesto non conosce tempo per dire il proprio nome. |
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