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al testo proposto da Giuseppe Venticinque
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Mi chiedo se mai ti chiamerò La mano sul telefono che non prenderò Mi piego al tuo pensiero, non piangerò Trasudo gocce di stalattite Scorre un velo d'acqua sulla parete Piccole gocce d'acqua si infiltrano E incidono una voragine, scalfita mano Dalle volte di una cavità Greca Si cristallizza la ferita che mi acceca Ardite gemme d'acqua pietrificate Le mie labbra sulla pelle, affogate Uno nell'altro in ogni direzione Sul pavimento ad ogni attrazione Amarti e ancora amarti Se mai ti chiamerò.
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