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al testo di Giuseppe Venticinque
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....E venne il giorno chiaro. Riemersi dal mare scuro, dove ero intrappolato. Un sospiro sentìì dal nulla arrivare, volgendomi con lento ondeggiare. Cavalli marini pronti a partire aspettavano chini, sorpresi nel mare scuro, incline a schiarire. Sospesa la mano ombrosa, chiudendosi si allontanò con furia impetuosa. Ghermito all'amore, lasciare non volevo. Li d'avanti agli occhi tuoi spenti, verdi, mi ricordo di luce splendenti. Battito di luce che viaggia inesorabile, attraversò spazio e costellazioni infinite, toccando l'essenza dell'universo, sfuggendo alla stella del mattino. Sottratto, da una forza con passo lento, mi teneva incatenato, impedendo il movimento. Un soffio di fragranza d'oleandro, il vento sollevò al mondo infranto, inondando la luna stupita, rimasta di marmo, come scolpita. Un tuffo improvviso lasciò cadere, l'amore rapito e ingannato, volle vedere. Raggiunse le profondità, ma il cuore si arrestò e senza respiro si addormentò. Finito il lungo viaggio, non trovò l'amore sperato, schiarì il cielo e arrivò il giorno chiaro, trovandoli abbraccati al mare amico. Senza speranza di vita, un gridò sollevò chi, adagiando le ali si fermò, afferrandoli dalla morte, proseguì il cammino e per sempre l'amore tornò, ingannando l'amaro destino. |
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