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al testo di Giuseppe Venticinque
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Dall'altura le mani annodano, sfere di sterpaglia In un moto soffiato, rotolano alterno Giorni impigliati nella rete di sale Canneti intrecciati rinascono a essenza Ne giorno ne notte all'imbrunire svanirà Ciotola di marmo di acqua velata Svela il tuo viso insignito
Di Caronte trascini la via Di sassi fango e melma ti incammini Attraverso vene di mari vissuti Non osano i piedi insanguinati ribadire Continua la via, fitta di spine Artigli di fiele inibiscono, l'anima cruda La volontà non ha ostacoli, intravede le orme Scorre a pelo di acqua e si specchia la sovrana.
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