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al testo di Giuseppe Venticinque
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Chioma di oro arbusti fratelli, incline ad ovest tendono le grazie variopinte in un amalgama di gocce di colore in scultura, scossi da brividi pastosi pastelli cangianti e tocchi sfumati, il dito fluttua fluido e imprime. Non c'è pennello nella mano dell'artista, effusioni di colori gioiscono accarezzati sul dipinto. Fugge dal vento il bianco, si spoglia la foglia il rosso papavero ai piedi schiarisce d'amore, coinvolge la creazione. Un quadro scosso dall'onda sonora ma forse adesso, toccandolo vivrà.
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