Segnalibro del tempo è la strada già assimilata. Ritrovarla per caso, tra ombre di cipressi vicino a un’abbazia diroccata, momentanea sosta dei pensieri. La luce incespica su desideri convalescenti. Echeggiano voci consacrate protette da farnie, ulivi con forme di candelabri. Incerti se tornare o restare.
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Roberto Perrino
- 30/08/2010 21:45:00
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Persi in un viaggio, direi, quasi imprigionati, incantati dal paesaggio e dalle piante, dai muri. Molto ricercata, se posso permettermi forse un po troppo, nel lessico, ma sembra un esercizio volutamente dotto, quasi un provare il fascino di parole nuove in nuove combinazioni. Rimane, forte e percettibile, il sapore di un viaggio da cui si torna, ma in cui ci si e voluti quasi perdere, si ritorna ma con dolore per quanto si e lasciato. Cosi le impressioni le vogliamo concrete, tattili, olfattive, per poterle prendere fisicamente e portarle con noi.
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Nando
- 30/08/2010 19:27:00
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Penso ai "luoghi" significativi per ciascuno di noi, quegli spazi dove possiamo "sentirci" finalmente a casa. Forse non sempre ne siamo consapevoli, ma avere un posto dove tornare è un grande dono della vita, che non tutti possiedono. Certo, per "casa" non intendo solo un delimitato spazio fisico, ma anche il luogo delle relazioni significative, presenti e passate. probabilmente mi sono spinto troppo oltre nellinterpretazione del testo, ma la tua poesia mi suscitato queste riflessioni. Ciao Lory.
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