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Tre poesie inedite

 

Testamento

 

Nel caso l’ultimo fosse quest’anno

a imbiancarmi la vita, vi lascio, cari,

il niente che mi spinge su ai rari

culmini concessi alla polvere. Vanno

i miei occhi verso illudenti fari

acque vi gettano le notti che stanno,

digrignanti pensieri, alle poste e mi fanno

livida e sconcia la carta ai diari.

Ma pur sciogliendo l’intera scrittura

lasciano, pare, una punta, un dolore

sempre di voi, di vostri persi abbracci,

sguardi, sorrisi... E per quanto mi cacci

di niente in niente la signora scura

resta in quel niente un rimpianto d’amore.

 

 

Uno strano paese

 

Sì, io ci abitavo, in uno di quei luoghi

desolati, da film western,

mangiati dal sole... che

un vento improvviso trascina una folata

di polvere con dentro cespugli... che rotolano

rotolano e vanno dove vanno. Io stavo

in una di quelle case... oddìo!... si fa per dire!

case!... Lo erano per un caparbio

atto di fede... ché stavano lì

e dicevi, chissà, forse al risveglio...

Autorità?!... Sì, c’era, in una

non so se lontana o vicina città, un...

gendarme... così lo chiamavano... il Gendarme...

veniva ogni tanto, arrancando nel sole,

così stanco e accaldato che subito

andava in locanda e dormiva fino a

quando ripartiva, in calesse... Niente treno...

una corriera ogni tanto

più per la posta, che per giunta a volte

si rompeva per via, e comunque

l’aspettavamo giorni e giorni.

Era un paese che non meritava

il nome. A volte si parlava

in pace, ma per farsi male

a volte si litigava e a volte

si restava chiusi dentro a spiarsi

l’uno l’altro... Così era... o non era...

non so... davvero non so dirvi...

nemmeno il nome... sulla carta... il

tempo, forse, lo ha cancellato...

o la mente... o niente!

 

 

 Adesso

 

Se mi vivi adesso, adesso

dico le cose che mi

piovono una volta

e basta

se in questo nebbioso andito

pioggia, sei pioggia e poi passa

mi resta il pregno, l’odore, aria

umido sulla pelle, e poi in gola

l’umore spesso fin sugli alluci

nelle nari e giù

negli inguini

che non possono

non ti possono scrollare

non mi possono

dal mondo zuppo.

 

 

 Domenico Alvino - 14/11/2013 21:07:00 [ leggi altri commenti di Domenico Alvino » ]

Desidero ringraziare gli amici d’essersi chinati a leggere questi miei versi con tanta compiacenza quanta ne detta la distesa amicizia e il vizio amoroso della poesia.
Domenico Alvino

 Roberto Perrino - 13/11/2013 22:17:00 [ leggi altri commenti di Roberto Perrino » ]

una proposta molto bella, c’è una cadenza arguta e composta in questi versi, che la rilettura arrotonda. grazie.

 Leopoldo Attolico - 13/11/2013 22:12:00 [ leggi altri commenti di Leopoldo Attolico » ]

(...) dal diaframma al cervello
per qualche oscura ragione
che si arrende
alla delibazione del cuore e della mente (...) .
I versi di Domenico occupano il meglio della nostra ricezione .
Complimenti !
leopoldo -

 Francesca Lo Bue - 12/11/2013 18:25:00 [ leggi altri commenti di Francesca Lo Bue » ]

raffinata sensibilità, !muy bien Alvino!

 Narda Fattori - 11/11/2013 17:38:00 [ leggi altri commenti di Narda Fattori » ]

Ho molto apprezzato queste poesie per la loro dettatura sincera e spontanea, per una semplicità conquistata a prezzo di ritagli. Ciò che restaè un aroma profondo, coeso, un sospiro non un lamento-
Tempo e memoria sono fusi in un’isestricabile abbraccio, così come nella vita.

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