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Due tempi della poesia di A. Spagnuolo
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Giorgina Busca Gernetti
- 07/01/2011 08:58:00
[ leggi altri commenti di Giorgina Busca Gernetti » ]
Ciò che scrive Giuseppe Panella è sempre di valore altissimo. A differenza di molti altri, evita accuratamente il "critichese", ma scende in profondità inusitata nei versi di cui parla o scrive. Buon Anno, Giuseppe Giorgina
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Loredana Savelli
- 24/05/2010 21:35:00
[ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]
"I poeti non sanno (o non dovrebbero sapere) che cosè la malizia e la mancanza di lealtà, dovrebbero essere i bianchi paladini di una visione della cultura e della scrittura che non appare insidiata né dalla corruzione morale né dalla macchia di azioni interessate e fraudolente". Nel saggio, in altri luoghi, emerge lambivalenza della scrittura e il suo sfuggire, a volte, alle definizioni lessicali (o il suo comprendrle tutte). Convinvcente la spiegazione di come laggettivo "candido" si possa leggere non solo nellaccezione morale e psicologica, come sinonimo di puro, ma anche come forma patologica infettiva. Mi sembra un lavoro approfondito e accurato, le poesie citate (Candida e Melania) sono assolutamente da leggere e confrontare.
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Franca Alaimo
- 23/05/2010 18:39:00
[ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]
Questo saggio di Panella sulla poesia di Spagnuolo è, innanzittutto, più che godibile grazie alla chiarezza dellanalisi condotta sulla poesia del nostro autore. Essa segna un passo avanti nelliter critico-interpretativo coindotto sulla stessa da grandi critici e scrittori come Pomilio e Pamio, i cui studi vengono spesso citati e confrontati. Leggere questo saggio aiuta il lettore a comprendere meglio litinerario poetico dello Spagnuolo, autore di grande suggestione e bellezza formale, ma spesso enigmatico, non solo per un uso simbolico-metaforico delle parole, ma anche perchè a questo processo indirizza pure lalgido linguaggio specifico delle scienze, in specie quella medica; nel tentativo, ben sottolineato da Panella, di collegare realtà spesso contrapposte: mente e corpo, razionalità ed emotività,piacere e realtà, cosa che mi fa ricordare la dolorosa spaccatura del pensiero leopardiano, ma già forse non più dellultimo Leopardi. Io pure penso, come Panella, che Spagnuolo sia giunto a guardare alla parola poetica come lo strumento eterno del desiderio ( in quanto creatività e oltrepassamento) che riesce "a fendere il flusso del reale" vittoriosamente. Ho molto apprezzato questo saggio anche perchè conosco alcuni saggi di Panella, che si è occupato di alcuni autori di cui anchio mi sono occupata, e apprezzo moltissimo ( ed Antonio lo sa bene ) la poesia sempre, diciamo così, "esplorativa" di Spagnuolo, alla cui natura di candida, incessante, interrogazione della vita nulla può essere sottratto. La poesia come vera e unica arte della totalità? Grazie a Panella e grazie ad Antonio. Franca
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