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Scrivi un commento al testo di Francesco Rossi
Se

Della vicenda
ne fossi stato protagonista
se, i fatti dei corrotti
o dei corruttori e, poi dispersi
nella loro origine
si riproponessero integri
o, nel ruolo ordinario
che la storia mi ha assegnato
sarei il mormorio
della loro inopportuna presenza,
forse una opportunità?

Per questo mi arrogo
il diritto del dubbio.

L’unica certezza sta
nel precario
costume dell’uomo.

Molti sentimenti si aggrovigliano:
il primo vanta più ragioni dell’ultimo,
l’ultimo si riconosce più sincero del primo.

All’utile a cui furono assegnati
dedicano la costanza
di una compiacente virtù
e, vergognandosi della loro origine
ostentano la crudele fermezza della morale
usurpando la discrezione pure alla morte.

 Arcangelo Galante - 02/01/2025 09:13:00 [ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]

Interpreto, il componimento, come un profondo esercizio di riflessione morale e filosofica, che intreccia il tema del dubbio con quello dell’ambiguità umana.
L’autore esplora il ruolo personale e collettivo nella storia, ponendosi domande sulla propria responsabilità e sulla natura instabile della virtù umana.
L’ossimoro tra “compiacente virtù” e “crudele fermezza della morale” mette in luce l’ipocrisia e le contraddizioni insite nell’etica sociale.
Anche l’uso del “diritto del dubbio” appare come una rivendicazione di umiltà e autocritica, in contrasto con la certezza che domina il “precario costume dell’uomo”.
La conclusione, che lega l’ostentazione morale all’usurpazione della discrezione persino alla morte, esprime un’amara consapevolezza delle fragilità umane.
È una poesia densa, che invita il lettore a interrogarsi su verità, apparenze e il senso ultimo delle scelte morali.
Molto apprezzata, per stesura e intrinseco contenuto.

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