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al testo di Lilith50
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- Dai! -
- Dai cosa? -
- Andiamo di là! -
- Non mi va! -
- Come non ti va! Non ti piace più fare l’amore con me? -
No, mi fa schifo!, pensò lei, ma non glielo disse. Mascherò tutto il suo disprezzo. Lui era lì a riscuotere come un tributo il suo diritto coniugale. Lei, abbandonata sul divano, la testa reclinata sul bordo dello schienale ed il braccio stancamente poggiato sulla seduta, con la mano a penzoloni verso il pavimento. Il suo sguardo lo aveva abbandonato già da tempo ma lui non se n’era ancora accorto, o gli conveniva, troppo preso ad assecondare gli istinti suoi per essere empatico nei confronti della moglie. Era seduto sulle gambe di lei a cavalcioni, le accarezzava il viso e le baciava il collo. Squallido e lascìvo. Lei mal sopportava, chiaramente, tutto questo, il suo fetido alito, l’odore insopportabile della sua pelle, ma dissimulare le riusciva abbastanza bene. Solo a tratti la sua mano si chiudeva a pugno e strofinava nervosamente vicino alla gamba, come un gatto che agita e sbatte la coda prima che il suo pelo si gonfi.
- Sei ancora mia moglie, ricordi? Devi assolvere ai tuoi doveri coniugali!- Ecco che allora lei mosse la testa e lo guardò dritto negli occhi:- Da qualche tempo usi espressioni arcaiche e i tuoi modi così autoritari, …credi che io sia una tua proprietà? -
- Certo, tu sei mia, è nel contratto di matrimonio! - Come faceva a stare con una persona così? Eppure, quando la prese per portarla di là, come diceva lui, non si oppose. Si limitò a lasciare libera la sua anima. Avrai il mio corpo ancora una volta, non me. Io non sono di nessuno, pensò. Così non provò niente quando lui la penetrò. I suoi baci e le mani a rovistare i suoi seni non le procuravano più alcun piacere. Dalla finestra aperta si udivano a distanza i primi tuoni. Un forte vento si alzò, caldo, e lei sentì l’odore della pioggia in arrivo: non viene giù dal cielo, si solleva dalla terra arsa dai giorni di giugno, fino alla narice. Lui scese dal letto e andò in bagno. Lei restò nuda, sdraiata ad aspettare il temporale come se quella pioggia potesse idealmente lavare via quell’odore insopportabile di saliva e farla ritornare candida come la sua anima che, lentamente, stava ritornando all’antica abitudine. |
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