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al testo di Livia Bluma
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Ancora questa noia grumosa e questa nostalgia sfilacciata, e di buono nell’aria c’è solo l’odore di castagne, solo l’odore del freddo collinare che fa la voce grossa, ma è in fondo solo una nebbia rancorosa, e nasconde un’estate che è ancora lì e si sente bene: strepita forte sotto il terriccio bagnato.
Lo dicevi tu che ogni stagione è estate, finché si ha tempo: sorprendente, per me, quella fiducia che diventava spesso sgangherata, tanto si accoccolava alle cose barcollando in preda a una paura strana, di morire.
Quando è possibile aderire all’incessante cuore delle cose - e ogni tanto, abbiamo visto, si può - si sta bene. E si apre in noi un che di saggio, di vivo, una pace lunga come l’eterno, insensibile ai giorni e alla Storia, un tepore di chi torna a casa dopo anni, e riabbracciando la propria madre scopre che basta poco a sospendere tutte le condanne che si è inflitto, le storpiature che si è addossato, che insomma abbiamo a disposizione un modo di vivere molto migliore di tutti quelli escogitati dall’ansia di vita, che coglierlo è semplice e rarissimo, quanto allungare le dita sotto il brillare imprevisto dell’alba.
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