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al testo di Luciano Lodoli
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un racconto di Luciano Lodoli da "La strategia di Shahrazad"
Nonno: - Che fai con quei miei fogli in mano? Nipote: - Ho cominciato a leggere per caso e ho continuato sperando di capire cosa stai facendo in questi giorni chiuso nel tuo studio, senza uscire mai di casa e senza farti neanche la barba... Nonno: - Sto completando la mia tesi Nipote: - Sarebbe questa? Nonno: - No, no... veramente ce l’avrei già pronta la mia tesi ma non mi decido a consegnarla perché mi sembra così banalmente scolastica che non riesco a riconoscerla come mia. Nipote: - A te che importa della tesi? Nonno: - Mah, un titolo accademico, anche dopo i sessant’anni, è sempre un qualcosa da considerare con un certo rispetto. Nipote: - Ma queste cose che ho letto in questi fogli: di che parli? Chi è questa Shahrazàd? Chi è Clumsy Carp? E questo Liotti, della principessa, è un tuo amico? Nonno: - No, no, Liotti non è un mio amico, mi piacerebbe, forse, ma lui neanche mi conosce. Nipote: - E la principessa? Nonno: - Mah, la principessa è una cosa sua. Credo che per lui rappresenti la realtà che c’è dietro, o in fondo o da qualche parte... un qualcosa che lui continuamente ha l’impressione di stare per raggiungere ma... Nipote: - Metafora è il nome della principessa? Nonno: - No... sarebbe più giusto dire che il nome potrebbe essere Verità, oppure Realtà... la metafora... beh è un modo per dire qualcosa che non sapremmo dire altrimenti, oppure per parlare di cose che non sappiamo se esistano o no. Sai che cos’è una poesia? Nipote: - Forse sì. Non so... sì, una poesia la conosco. Nonno: - Me la sapresti recitare? Nipote (spostandosi al centro della stanza ed assumendo l’atteggiamento del bravo scolaro) recita: - "Viaggio in Lamponia, di Gianni Rodari. Si può viaggiare in treno, in automobile, ed in macchina da scrivere perché no? Io ci ho provato Semplicemente battendo un tasto sbagliato Sono arrivato in Lamponia un paese…" Nonno: - Vedi hai detto: si può viaggiare in macchina da scrivere! Nipote: - Ho capito, una metafora è una macchina da scrivere! Nonno (abbracciandolo): - Non è così, ma è più carina, la tua trovata, di una metafora ben capita! Nipote: - Ma la metafora... cosa è una metafora? Nonno: - La metafora, alle tre di notte, può essere una poesia, una principessa, un pipistrello, un bel sogno, un letto caldo… ma di giorno è qualcosa di molto più serio. Nipote:- E... Batman? Nonno: - Bateson, Gregory Bateson, è stato uno scienziato, un pensatore, un grande creatore di metafore. Inventore di un originale linguaggio sorprendentemente poetico, una sorta di metaforese, un linguaggio originale con cui esprimere le metafore via via create… Nipote: - Nonno mi porti a letto e mi racconti la favola di nonno Mago? Nonno: - Nonno Mago è una metafora… Dopo qualche minuto il nonno giace addormentato accanto al letto del nipotino ed entrambi godono il rilassamento beato di un profondo sonno ristoratore. Sognando… Nonno: - … e alla fine di questa avventura nonno Mago sta seduto ad un tavolo della taverna del paese ed esclama concitato rivolto agli astanti: - “credetemi, se avessi saputo dare forma ed apparenza di verità alle mie argomentazioni, l’eco stessa delle mie parole sarebbe risuonata falsa in ogni angolo della mia mente ed in ogni taverna di questa città!” Nipote:- Dai raccontamene un’altra! Perché non mi racconti una di quelle di Shahrazàd? Hai scritto: - “Il re disse: O Shahrazàd, come sono belli questi racconti, ne conosci degli altri simili? Ed ella narrò.” Nonno: - E’ una citazione da “Le Mille e una notte”. Nipote: - Cos’è una citazione? Nonno: - Una citazione è qualcosa presa da uno scritto o da un detto di qualcuno che ha espresso bene un concetto che noi vorremmo riprendere. Nipote: - Ma, nonno, tu poi non hai scritto più nulla di questa Shahrazàd e di queste “Mille e una notte”… Nonno: - Beh, ne avrei certamente parlato ma tu sei comparso prima che io potessi farlo! Nipote: - E cosa avresti voluto scrivere di Shahrazàd? Nonno: - Soltanto questo: io avrei voluto scrivere qualcosa su qualcosa che un po’ esiste e un po’ non esiste, ma che se non ci fosse nemmeno in metafora sarebbe come se nessuno di noi fosse mai esistito e nessuno possa mai esistere… Nipote: - Comincio a capire, anche io sono una metafora… Nonno: - In che senso? Nipote: - Beh, tu non hai nipoti nonno ed io, quindi, non esisto! Nonno: - Ma mi piacerebbe averne, di nipoti, anzi mi piacerebbe avere te Nip come nipote, però in fondo è vero: tu stesso sei una metafora! Nipote: - Soltanto? Nonno: - Qualcosa di più di una metafora, certo. Tu ormai sei nella mia mente, nello stesso modo in cui ci possono essere Bateson, Clumsy Carp, Antonio Odisseo, Shahrazàd, il Dalai Lama, Bin Laden, o qualsiasi altra persona, che non abbia mai conosciuto personalmente, ma che in qualche modo ha trovato una rappresentazione nella mia mente… Nipote: - Comincio a capire, è come se io esistessi, ma solo a metà! Per esistere davvero ci dovrebbe essere un qualcosa, che sarei io, che avesse nella mente te, nonno! Nonno: - Ti amo Nip! Probabilmente con quest’ultima considerazione ti sei conquistato la dignità di esistere almeno allo 0,75! Nipote: - Ma Shahrazàd? Nonno: - Ormai ti voglio tanto bene che non me la sento di farti notare che sono le sei del mattino… Shahrazàd era una bellissima principessa che un giorno decise di sposare un re crudelissimo, che negli ultimi tre anni aveva preteso di sposare e possedere ogni giorno una nuova bellissima ed illibata fanciulla. Fanciulla che poi il re aveva spietatamente ucciso, ogni volta, alla fine della prima notte di nozze. Il re uccideva tutte queste fanciulle per vendicarsi dell’infedeltà della sua prima amatissima sposa. In capo a tre anni era ormai quasi impossibile trovare fanciulle vergini ed un giorno il visir, che era il papà di Shahrazàd e che aveva tra l’altro il compito di trovare le vergini per il re, era disperato perché se non avesse trovato una fanciulla entro la sera sarebbe sicuramente stato decapitato egli stesso. Shahrazàd, che oltre ad essere bellissima era anche una fanciulla sensibile e, come diremmo oggi, un’acuta psicologa, un po’ per salvare il padre, un po’ per salvare tante altre infelici fanciulle, propose di offrirsi lei stessa in sposa al re, convinta anche di potersi salvare conquistandone in qualche modo la benevolenza Nipote: - E ci riuscì? Nonno: - Shahrazàd riuscì a conquistarsi la benevolenza e l’amore del re raccontando delle meravigliose storie, ogni sera più belle, facendo così in modo che il re, desiderando sopra ogni cosa avere un’altra storia da ascoltare, rinviasse ogni giorno l’uccisione di Shahrazàd finché, dopo mille notti, non si accorse di avere completamente dimenticato la sua rabbia e il desiderio di vendicarsi. Nipote:- Ma cosa c’entra con quello che stai scrivendo? Nonno: - Ora che cominci a capire tante cose, puoi forse aver un’idea di che cosa sia un discorso circolare. Tornando e ritornando su uno stesso argomento, in modo tale che ogni volta qualche particolare magari piccolo venga aggiunto, qualche altro aspetto sia presentato sotto un punto di vista diverso, qualche altra cosa che prima era separata sia presentata in qualche relazione e così via, passando attraverso tutti i possibili stadi della disperazione ogni volta che i significati diventano più oscuri e più difficili da mettere a fuoco, improvvisamente, se ciò avviene, abbiamo la piacevole sorpresa di scoprire che qualcosa di quello che cercavamo, qualcosa che ha acquistato un significato sorprendentemente nuovo e stimolante. Penso alla mente, alla coscienza, all’identità, alla Principessa, o come la vogliamo chiamare, come qualcosa costituito di due parti che si continuano una nell’altra. Una parte esprimibile, di cui ci si può facilmente prender carico con un metodo di osservazione e di studio, basato sul significato che gli studiosi che le studiano danno alle parole. L’altra parte il tacito, la coscienza tacita, è invece tale che, non potendosi affrontare a parole, si potrebbe decidere di non considerarla affatto. Come molti fanno. Ma se il tacito si è scelto come proprio personale, esistenziale, oggetto di studio, è necessario armarsi di tutta la pazienza necessaria e circondarlo con i propri discorsi circolari, arruolando ad ogni giro nuove metafore, metafore di metafore e favole, nonni, nipoti ed esercitando l’ abitudine ad osservare i nostri stati interiori. “Le mille e una notte” infine, sono l’opera letteraria in cui ogni angolo del tacito viene in mille modi evocato, in poesia, in prosa, in canto, nella rappresentazione più realmente realistica o fantasticamente fantastica… Nipote:- E le vergini? Le vergini furono salve? Nonno: - Le vergini furono salve! Quella volta… |
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