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al testo di Dereck Louvrilanm��
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Gli angeli non ci guardano dall’alto in basso. Stanno attenti a dove mettono i piedi. Le scarpe lasciate a causa di un richiamo, le orme che hanno curato la profondità più che l’altezza o la natura dell’appoggio. Checché se ne pensi, gli angeli non hanno ali: salgono camminando comuni tra i comuni accomunati bene. Una fortuna. Si può dire ci passino sopra. Fanno percorsi concitati perché siamo agitati dalla contabilità. I contabili in questo tempo sono semafori che plaudono agli investimenti e i passanti sono come le cinture che li attraversano: si tengono in vita spremendosi. La loro anima compare nella versione più adatta alle radici dell’acqua non più in voga. Cerco angeli con le scarpe a mollo.
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