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Tesa attesa ... ... e intanto peRso a Te

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Rosso.

Una fiumana di vite
mi attraversa lo sguardo.
Perse le più, molto
prima d'arrivare alla foce.
Dirette verso quotidiane
mangiatoie che raramente
soddisfano la fame.

 

E mentre, chiuse in affollate
nebbie giallovetrate,
di alcune ombre assonnate
leggo i pensieri, penso
al Caos di destini vagabondi
- a quante mappe sbagliate
... alle indicazioni macchiate -
affratellati dal traffico
delle possibilità irrisolte.

(In_croci d'azzardo, la vita.)

Un bimbo si fa amico
un sorriso strisciandolo
su una di quelle lavagne d'acqua,
mentre più dietro una donna
vi riflette tutta la sua futura nostalgia.

 

Il fumo fuori sale a confondere
i sogni, sirene non di mare
riportano al tempo che rimane.
Dalla scatola affianco erutta un inferno
di deci(mila)bel, a calamitare
la rabbia di tre giovani metal.
La fame no, per quella non basta
il rumore per dimenticarla, battono
muti due occhi di vecchio che li guarda
al di là della strada - perchè sempre
c'è un vecchio che attende,
al di là di ogni strada.

 

Un capannello di foglie
al capezzale di un fiore
come madri piangere figlie,
la poesia del bianco muore
nella neve di fango le maglie.

 

L'automatica mano dell'autista
torna a fare il suo calibrato dovere
il piede sottomesso asseconda la marcia,
il cigolio dei giorni accompagna l'asfalto.
Ora la fiumana disumana
è la mia a muoversi lenta.
Verde.

 

 

Interminabile eterno
fisso ad oltranza
mi precede mi segue mi
mi divieta mi incattura mi
falla cardiacla udia mens
insana corpo e abiti
di stigmaTE d'attesa.

Rossononposso, levati di dosso!

 

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 Luc Laudja - 14/12/2012 11:30:00 [ leggi altri commenti di Luc Laudja » ]

Sì G.M. comprendo bene il suggerimento - in effetti quegli ultimi pensieri folli sono abbastanza criptici e apparentemente "estranei" - ma, per assurdo, sono quelli che danno, e hanno, più senso (almeno per me) in questa modestissima composizione apoetica.
Ti ringrazio molto. Ciao

 Gian Maria Turi - 13/12/2012 22:59:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

Un passaggio a un semaforo e ciò che ne consegue in termini di aperture sull’umano. Un momento di quelli banalissimi e quasi fastidiosi in cui però, agli occhi dell’autore, si sfonda la barriera che ci separa dagli altri. Un linguaggio intenso e sostenuto che rende speciale anche quel momento così banale. (Se posso permettermi un’osservazione, casserei quell’ultima strofa. La poesia finisce con "verde".) Ciao!

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