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al testo proposto da Luciano Stefanelli
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Innamorati, empiti gli occhi e l'anima di questo senso d'acqua e di sole che dove passa lascia impronte di rugiada e di polline. Esci all'aperto, senza che nessuno ti accompagni, appena fuori della tua indifferenza trovi che tutto ti aspetta e ti vuole: l'erba, l'aria, la strada, il cielo e un desiderio di felicità che non si vede, perché troppo vicino agli occhi, forse dentro, come il sangue, come lo spirito.
Innamorati per questa adolescenza meravigliosa ed attonita che nasce eternamente dal fondo, che viene dall'infinito della letizia e del pianto. L'arcobaleno è un ponte di luce tenuto da lacrime di pioggia sulla nera vertigine della terra.
Esci all'aperto ed offriti all'avventura dell'ombra e del sole. Lasciati prendere dall'impeto caldo della primavera, e non importa che tu sia trascinato dove non sai, anche se dovessi vivere un solo minuto avresti goduto tutto, avresti traversato l'immensità come un pensiero di Dio.
Questo è l'amore, e se non trovi la porta per uscire dalla tua noncuranza e camminare specchiato dall'erba, dall'acqua, dall'aria, a che ti serve la musica che ti fa vortice dentro? A che ti servon le lacrime che ereditasti nascendo? Innamorati e sii creatura saresti pietra altrimenti, cieca pietra senza tempo, peso inutile sulla palpitante carne del mondo.
Innamorati, abbandonati, esci; oggi ogni cosa t'attende e ti vuole, ecco due occhi, due mani, una bocca, una parola di paradiso: Amore! E tutto il resto non è che una favola: la favola disperata del nulla senza gioia, senza lacrime, senza Dio.
Luciano Folgore - 1886-1966 |
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