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al testo di Manuela Giasi
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Planare come un grande uccello lungo la strada che ai fianchi proteggono alberi alti e silenziosi come fantasmi grigi. Cacciare il vento, l’aria e l’acqua, cacciare i versi come suoni nascosti in casse di risonanza oscura. Presenziare al reale come una nota mistica e battere il ritmo della radice che affonda nel terreno mentre la tempesta infuria e saltano i punti cardinali come in un campo minato, scaraventati nello spazio e liberi. Legarsi agli atomi del bosco, del fiume e degli aironi. Riposarsi su quei nidi alti. Non sapere altro. Questo farsi bastare per oggi e sempre. Cambiare pelle in una sequenza di squame, e poi scattare. Mutare definizione. Restare incolume. |
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