Il nulla, il nulla si distende la neve nel profondo,
ghiaccio l'essere aggrappato, poi
il silenzio srotola bianco l'inatteso
io sento il sonno vecchio secoli di storia
le spalle curve la volta le stelle
il blu che consuma occhi
vista, attesa che riavventa:
cosa? Chi? Notte nuda di freddo
denti che stridono e qual masso…
Noi non sappiamo più stare!
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Massimo Caccia
- 15/12/2012 01:13:00
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Cosa vorresti dire, Vlad?
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Vlad
- 15/12/2012 01:07:00
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quei puntini di sospensione e quell’epifonema finale massacrano una costruzione lontana anni luce dal sentimento di una costruzione.
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Massimo Caccia
- 15/12/2012 00:59:00
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Il credere non esclude il capire anzi, lo segue. Il capire si costruisce nella ricerca. L’esperienza del credere rimane sempre una sfida, sopratutto oggi. Qual masso...una citazione dal "Natale" di Manzoni.
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Ferdinando Battaglia
- 15/12/2012 00:21:00
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Una poesia che toglie il fiato, tanta è la precisione del segno inchiodato alla densità delle strofe brevi; il "Chi" e il "masso", aprono ad un percorso interrogativo di un’attesa; se colgo correttamente ovvero nella mia lettura, il masso poi mi rimanda alla pietra del sepolcro, collegando una verità del Mistero alla’altra. Più difficile mi è capire se la chiusa è la gioia di chi esulta o l’incapacità tutta contemporanea di "fermarsi". Evidentemente la mia è una lettura credente, forse l’Autore vuole esprimere altrettanti significati non religiosi. Sempre comunque una scrittura di spessore, la tua.
Ciao Massimo, onorato di leggerti.
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Loredana Savelli
- 14/12/2012 22:29:00
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"Attesa che riavventa": versi meravigliosi. Tutta l poesia è pervasa di una potenza trattenuta, qualcosa che eromperà dal masso. Ma noi non sappiamo più stare... Bellissima davvero!
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Cristiana Fischer
- 14/12/2012 18:11:00
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così sospesa e gelida... come può finire con un (caldo) punto esclamativo? ;-)
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