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Studi sull’isteria d’Impero Romano - IX

Studi sull'isteria d'Impero: Il piè veloce Giuliano
del Dr. Giuseppe Paolo Mazzarello

'Pen: the only weapon on Earth mightier than the sword'
From: Urban Dictionary by flackrat Sep 23, 2003.

Flavio Claudio Giuliano portava i capelli lunghi e la barba incolta. Con lui, il debito pubblico si dimezzò. Ha più estimatori oggi di quanti ne ebbe ai suoi tempi. Ebbe in moglie Elena ma, essendo poco interessato al sesso, non ebbe figli. Ritornato dalla Gallia nella sua Costantinopoli, lasciò in Occidente la fede religiosa Cristiana frettolosamente impostagli per la ragion di stato. Ritrovò la sua lingua madre e gli amati dei dell'Olimpo. Si affezionò loro più di quanto fosse opportuno ma non meno di quanto gli fosse necessario. Era bibliomane e grafomane ma, almeno, aveva buoni gusti letterari. Voleva conciliare i dissidi politici e fu un appassionato di commissioni, solo che alla fine decideva lui. Aveva caratteri compulsivi il suo temperamento: avrebbe ucciso volentieri tutti i Cristiani, ma Socrate dall'Ade non avrebbe approvato e lui si adeguava. E' ovvio che identificava in loro la malraccolta compagine familiare che lo aveva abbandonato per disinteresse o perchè impegnata a scannarsi. Il mondo antico ideale, per lui, era quello dei rètori che avevano popolato il suo orfanatrofio e dai quali aveva derivato le risorse che gli consentivano di nutrire i suoi progetti. Uno di questi fu l'invasione dell'impero Persiano. In un lasso di tempo che oggi sarebbe impiegato in prolisse dichiarazioni, condusse una spettacolare invasione della Persia con una manovra di terra a tenaglia. Tuttavia il punto di forza fu l'operazione navale che previde la risalita del Tigri sino a vedere l'Eufrate e ritrovarsi davanti alla sbigottita capitale Ctesifonte. Egli conosceva l'Iliade a memoria ed aveva replicato la venuta delle navi Achee alla città sulle rive del Simoenta. Dal lato destro del Tigri, sul quale si trovava, usò le navi per fare un ponte e portare i suoi guerrieri su quello sinistro. Poi si addentrò all'interno del paese, non avendo interesse ad avviare un assedio che non rientrava nella sua storia. Scrisse un'altra pagine d'Iliade dando fuoco alle imbarcazioni colà abbandonate. Mentre era alla guida della sua colonna di cavalleria, privo di armatura per il gran caldo, fu raggiunto da una freccia mortale. Achille era stato trafitto al calcagno ed i Persiani tirarono un sospiro di sollievo. Se avesse conosciuto meglio il Latino, forse si sarebbe appassionato di Giulio Cesare ed ai Persiani sarebbe toccata la sorte dei Galli. La sorte di Giuliano fu quella che la la marina madre Teti, da lontano, lamentava per il figlio destinato a morire coperto di gloria ma giovane. Era il AD 316, Giuliano aveva 32 anni e, per quello che aveva imparato, era vissuto a sufficienza. Gli rimproverarono delle colpe, ma lui non le rimproverò a quelli che avevano ferito la sua infanzia, né a quelli che ne potevano incarnare lo stesso ruolo nella vita adulta. Scrisse: 'Sono il primo Greco ad essere diventato imperatore', gli facciamo i complimenti per avere trovato la sua identità. Oggi sarebbe definito un radicale ma era una persona seria ed i suoi soldati, una legione straniera di Renani, si accorsero che sarebbe mancato loro. Erano praticamente in mezzo al deserto, si erano riavvicinati al Tigri dove avevano trovato da bere ma dovevano anche mangiare. I Persiani non li invitavano certo a pranzo, accompagnandone l'esodo non senza qualche apprensione. Qualcuno esclamò a voce alta il nome di un ufficiale Romano, Gioviano, altri intesero il nome di Giuliano credendo che fosse ancora vivo. Gioviano non si sottrasse al volere della Moira, piacerebbe udire al suo predecessore, e divenne imperatore. Concluse una pace coi Persiani che annullava le conquiste dell'emulo di Achille. Gioviano era Cristiano, ma i suoi correligionari dovettero sgombrare anche dalle città Armene, ed avranno ammesso che il devoto a Zeus non era stato poi così cattivo. Gioviano riuscì a portare i soldati a casa ed a morire nel suo letto, entrambe le imprese non erano da sottovalutare. Era il AD 364 e, a onta delle riforme di Diocleziano, Oriente ed Occidente erano rimasti inseparati sotto gli imperatori Greci. Le riforme scolastiche passano e gli eroi Omerici restano: 'Lascia parlare a me, ch'i' ho concetto/ ciò che tu vuoi; ch'ei sarebbero schivi,/ perchè fuor greci, forse del tuo detto' (Dante).



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