Barbe canute
pance protese
occhiali da sole
capitani codardi
valige con le ruote
ferme
e le scarpe rosse
con i tacchi alti
fanno male
ai piedi
che vogliono correre
sul mare
grinzoso lenzuolo blu
senza terra
e polvere e margherite.
In viaggio la gente non si muove
e l’occhio doppio,
vorace
afferra noncuranze
e spuntini stantii
voci invadenti
acclamano festanti
un nuovo anno
nella bonaccia
del mare solcato da viaggiatori
fermati
nelle foto dei ricordi.
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Anna Gatto
- 29/07/2013 21:01:00
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Sembra un viaggio dentro un sogno perduto nel tempo del ricordo, verità dei nuovi viaggiatori in questo mondo dove lapparente realtà è solo stagnate visione di chi non ha occhi per accorgersi. Molto bella e profonda!
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Loredana Savelli
- 24/07/2013 17:46:00
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Viaggiare non è collezionare luoghi, souvenir e foto ricordo. Viaggiare è muoversi, ma muoversi dentro (com-muoversi). Quanto vero! Siamo un popolo di gitanti e da gitanti ci accostiamo ai posti, troppe volte, aggiungo, senza rispetto per gli "indigeni" e per la natura. Uomo-predatore, insomma, moderno predatore consumista. gran bella poesia.
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Cristina Bizzarri
- 24/07/2013 17:01:00
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Non si viaggia stando fermi nelle proprie abitudini fossili: ci si sposta soltanto, anestetizzati dalla noia che non si è saputo sostituire con la gioia di vivere. Un ritratto lucidissimo, che fa riflettere. Triste e profondo sguardo ha questa tua bella poesia.
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Cristiana Fischer
- 24/07/2013 16:41:00
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hai una vena narrativa e morale, esplicitamente non lirica, per una poesia oggettiva, delle cose: paesaggi e persone su queste premesse scegli tu quali toni alti vuoi praticare, epici o tragici, senza pentimenti
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