Svegliandoti dal rumore del caos delle cinque, Rompi gli ultimi limiti della speranza in un miracolo: Non cercare ripetizioni, ma accettare il verdetto della semplicità Raddrizzare ciò che non è stato abbattuto, ber da un altro vaso.
Uscendo dai limiti del proprio io non amato, Violi i confini di quei cui tu ama - una scelta cattiva, ma è pure una scelta. Nelle faccie rovesciate apparirà il tremito del vivere E crederai per un attimo di esser capace di cambiare qualcosa.
Addormentare su panchina con un vagabondo mezzo ubriaco, dimenticare! Guardare la questione, infine non fuggendo dalla risposta... Ed alla risata maligna del destino, solitamente mite, Strappare il cuore e cullarlo piano fino all'alba.
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Cristina Bizzarri
- 08/08/2013 01:39:00
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... e comunque ci sento intensamente la possibilità di sciogliersi da un "nodo" che ci fa sentire schiavi - malgrado noi - di certi comportamenti e modi di apparire, per giungere a un contatto più intimo e autentico con il nostro essere. Trovando una pace che ci permetta di vivere più sereni.
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Cristina Bizzarri
- 08/08/2013 01:35:00
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Io la trovo interessante come pensiero, associazioni, immagini che rovesciano prospettive ma rimanendo allinterno di un disagio, o dolore. Non ho capito il secondo verso della seconda strofa. Mi ha molto colpita.
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