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al testo di Giuseppe Nutini
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Una volta volevi solo mille lire ed oggi vuoi partire; ma dove vai di preciso tu che sei di Treviso? Te ne vai a Capracotta? Se tu cerchi l’iniquità la parata di mediocrità lo scolo della civiltà vieni a Fuorigrotta[i].
E la figlia brucia dalla voglia e la mamma le toglie la foglia ed ancheggia piuttosto tracagnotta occasione ghiotta(?); tutto questo bailamme di buche senza strade di scavi con le guade binari senza tram vetrine poco glam. Dov’è questa roba qua? Solo a Fuorigrotta.
Il politico t’offre la pagnotta il seguace scuce una piotta sotto il naso della poliziotta che saluta la donnola bigotta. Dove trovi questa gente qua di straccioni vestiti da pascià di cretini bevuti sul sofà e cretine con il cincillà? Tutta a Fuorigrotta.
La partita contro complotta e riempie lo stadio di masse in assedio incitanti giusto da un’oretta l’attaccante che non dà la botta; e lui in casa rinchiuso la faccia crollata caduta a pera cotta come Pellico recluso ma meno patriota inebetito aspetta che si tolga dai maroni la marmaglia di beoni buoni solo a pelar la gatta e gli lasci la strada tutta libera e vuota per la ghiotta serata un poco galeotta ed invece c’è coda giù fino alla grotta, e lo chiama incazzata la povera Carlotta. Dov’è questa melma qua? Proprio a Fuorigrotta.
Il suono della mattina, driiin! Scendo presto per arrivare prima alla serra degli stronzi ondeggianti come bonzi nella saletta dell’ASL, perché oltre cinquanta il medico non canta e chi pianta pretesto è fuori dal contesto e scoppia una manfrina che ognun deve ballar se esente vuole andar. Io sì mi rompo il pacco proprio mi si sfarina ma da qui non mi stacco, debbo risanare un guaio che no, non ho creato e invece mi riguarda in questo immondezzaio. Ma dal muro di lato una tipa mi guarda con l’occhio rapito mi arpiona maliarda ed a maglia uncina. Poi al braccio agganciata la scintilla è scoccata e la frittata è fatta in quel di Fuorigrotta.
Quest’incrocio più cieco del mio stesso intestino quando svolto e ci sbuco dalla fine del Pendino. Sulla strada che sale e cresce su dal viale tutto mi può capitare, perfino il vecchio pazzo che fila come un razzo. Io con molta prudenza per la scarsa visione comincio a spuntare; se scende l’affluenza m’infilo piano piano e con circospezione, ché un altro maiale risalendo da Agnano mi può scaraventare detto fatto nel pino. Basterebbe un semaforo a sbrogliare il casino un rimedio mammifero per dire al cittadino di averci la coscienza. Si è avvertito il Comune del pericolo immane ma non ha provveduto; neppure un vigilino a dettare precedenza e lo stesso Prefetto ne sa pure di meno e l’incrocio fa schifo da togliere il fiato. Dopo mesi di protesta e giare di veleno al quadrivio fottuto non hanno mandato nemmeno una marmotta. E sicuro il difetto causerà la botta qui a Fuorigrotta.
E la moglie beve tè di foglie il maritino brulica di voglie ed accoglie un’ucrainotta vivace e poliglotta nella sua villetta dietro Via Arlotta a bere una coppetta della sciampagnotta e morde la caciotta della ragazzotta da noi a Fuorigrotta.
Son tornate le cicale sulla Via Terracina polacche e nigeriane, son circa una dozzina. Macchinando le incontri allo spiazzo di benzina, fanno anche gli sconti a chi in auto s’avvicina. È una vista carnale brada come la Pampa, vacche d’esportazione esperte nella samba. Ah ma che confusione che problema bestiale! Ed a chi la racconti che sei uno neutrale e che se rallenti lo fai per una pompa ma solo di benzina? Nel cuore della notte c’è così tanta vita che non ci pare vero che sia attecchita accanto al Cimitero pieno di ossa rotte. È un gran capogiro il fisico sballotta inizi a stare male ma non ti disperare, puoi sempre peggiorare se entri all’Ospedale San Paolo che ti adotta in zona Fuorigrotta.
Mamme con la spesa pensilina del bus fissano la palina con grugni da blues. Nonni coi cateteri non si reggono più sorretti da ex veneri venute dall’ex Urss. I raga coi berretti le raga con l’Ipod si smicciano furbetti sognan di fare upload. Una buona mezzora è bella che passata il bus non affiora la gente esasperata. In fondo si fa viva la cosa lampeggiante, alla curva arriva ma è ancora distante. Un tipo alto sbotta ma dove cacchio eri? però è la camionetta rossa dei pompieri. Ormai è leggenda, l’amico Pippotto stava alla fermata ancora giovanotto doveva arrivare a Piazzale Tecchio a furia d’aspettare c'è arrivato vecchio. Corriamo all’impazzata sulla terra che smotta molle come ricotta quaggiù a Fuorigrotta.
Scarafaggi grossi come anacardi escono dai fossi alla sera tardi nel caldo termale c’inseguono testardi da Piazza San Vitale a Via Leopardi. La strada del poeta mette tanta pena molto fioca e cheta la luce sulla scena; steso sul portone dell’Immacolata dorme un anacoreta la faccia congelata. Dentro la stazione di Campi Flegrei altri nei cartoni a terra come Achei. Molte curve cieche ritorta si disegna dopo le paninoteche tutta Via Campegna, marciapiede stretto proprio inesistente il pedone poveretto rischia l’accidente. Il vecchio Sferisterio vicino alla grotta sarà un battistero oppure una gargotta? Domanda Fuorigrotta.
La musica d’estate percuote le vetrate famiglie risvegliate da feste scellerate e quante clacsonate rotonde ingorgate frullano la calotta, in giro poi mappate di auto scoperchiate di targhe rovesciate di imposte oscurate e case grattugiate. Ed è tutto caducità dentro Fuorigrotta.
Perfino Viale Augusto preteso boulevard solo meno angusto ma squallido bazar. Goffe casalinghe con laceri foulard si sentono bislunghe come le fiamminghe tele di Rembrandt. Fasulli cavalieri lenti scure da sole grevi faccendieri sputan nelle aiole ed aprono concorso per girar sul dorso la bella tabaccaia; vorrebbero cosarla e giurano di farlo ma non esiste merlo per quella civaia. Sfrecciano motorini da fianco a fianco un padre di bambini è diventato bianco quando una Fandango gli sfiora i piccolini. Ci sentiamo inermi anche sul selciato noi restiamo fermi e loro a perdifiato a tutto gas e armi nelle giubbe da ras. I cordoli divelti coi tondini all'aria stupidi risvolti di rabbia proletaria e poi altri cascami di triste fatiscenza a stento riassorbiti dai poveri stilemi di Italia mondiale passato coloniale Mostra d’Oltremare; ma giri il Piazzale e sfumano quei miti e per non sbagliare ritornano i patemi della marcescenza.
Cambia l’aria, gira la girotta piove forte ed il fango fiotta l’acqua nera tutto infagotta e la luce elettrica interrotta. Dove trovi questa varietà di intuizioni senza verità di guasconi mezzi baccalà di gibigiane tutte voluttà? Vieni, vieni, vieni, vieni, vieni, vieni, vieni, vieni, vieni a Fuorigrotta.
[i] Quartiere (in)ameno della città di Napoli.
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