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Un ricordo della fine

Mi sono ricordato all’improvviso

che circa vent’anni fa scrissi una poesia d’amore

in cui l’amore come è normale non veniva nominato.

Ricordo anche che la poesia era dedicata, come è normale,

a una donna inesistente, come è per tutte le poesie d’amore.

Per il resto non ricordo una sola parola di quella poesia

ma di me mi ricordo – come fossi all’improvviso

distolto da tutto il resto, come cercassi disperatamente

carta e penna e un angolo adatto per mettermi a scriverla.

Ma, ripeto, non ricordo una sola parola di quelle che scrissi.

Quando l’ebbi finita, la poesia, la soddisfazione fu enorme.

Dalla regione sconosciuta era arrivato il fantasma

e mi aveva ordinato di usare l’inchiostro

per i geroglifici del buio, per il miracolo dell’epifania

su uno scadente foglio di quaderno.

Circa vent’anni fa l’amore mi fece visita

assumendo una delle sue infinite e incredibili forme

per poi tornare nella regione sconosciuta

per tramutarsi in circa vent’anni in un ricordo vuoto.

E la novità è che ora guardo quel vuoto come si guarda una tomba,

una fossa in un campo di morti che percorro in silenzio

e quel vuoto mi strugge come una morte precoce, come un’estate

sulla quale indugi ancora il cadavere dell’inverno,

come tutte le vite che il tempo ha ingoiato

e disperate chiamano nel vento, nell’ora più malinconica del giorno,

nel presentimento della fine di tutto, che l’amore stesso

è un ricordo della fine che cresce negli anni

e viene a posarsi su noi come cala la sera,

come sommessamente muore una primavera.

 

 Pietro Menditto - 24/06/2014 10:22:00 [ leggi altri commenti di Pietro Menditto » ]

Grazie di cuore a tutti gli amici che continuano a leggermi nonostante la mia latitanza.

  Cristina Bizzarri - 21/06/2014 23:53:00 [ leggi altri commenti di Cristina Bizzarri » ]

Mi è piaciuto molto il passaggio graduale dal tono del parlato - colloquiale, da chiacchierata con se stessi - a una prosa poetica che è un sentire ancora più profondo. E si apre alle immagini, alla vaghezza della malinconia, dopo la sferza di una dolente analisi del passato. Gli ultimi sei sette versi li trovo di una bellezza davvero struggente.

 Lorena Turri - 20/06/2014 22:41:00 [ leggi altri commenti di Lorena Turri » ]

Che bello leggerti, Pietro!

 Ferdinando Battaglia - 20/06/2014 20:25:00 [ leggi altri commenti di Ferdinando Battaglia » ]

Con il tocco di maestro che ti è proprio, hai detto l’essenziale.
L’amore umano è gioia intensa che soffre per la propria finitudine, come ogni bellezza creata muore.

Un abbraccio

 Cristiana Fischer - 20/06/2014 11:36:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

se la tua bella poesia è aperta, caro Pietro, il mio sciocco vitalismo mi spinge a modificarla così:

nel presentimento della fine di tutto, che la fine stessa

è un ricordo dell’amore che cresce negli anni

e viene a posarsi su noi come cala la sera,

come sommessamente ascolta primavera.


 Lorenzo Mullon - 20/06/2014 11:11:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

ah, grazie, che bello, l’opera è sempre aperta, questa dimensione corale della ricerca poetica è felicità alla stato brado

 Pietro Menditto - 20/06/2014 09:03:00 [ leggi altri commenti di Pietro Menditto » ]

Caro Lorenzo, grazie per avermi letto. L’opera comunque è aperta, chiunque può modificarla, aggiungendo, sostituendo, togliendo...

 Lorenzo Mullon - 20/06/2014 08:32:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

bellissimo l’inizio
sinceramente speravo in un finale più acrobatico, in una qualche rivelazione da fiamma etterna, da guerriero che ammira in quella tomba la spada lucente pronta a fendere ancora l’universo, per rubargli il sangue di una gioia mai provata
però un altro finale si potrebbe aggiungere, si fa sempre in tempo

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