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Il confine invisibile

Un uomo e una donna si incontrano dopo dieci anni senza avere notizie l’uno dell’altra, sebbene siano stati legati sentimentalmente per un certo periodo. Lei è fotoreporter e quindi è rimasta a lungo lontana da casa, lui lavora come tecnico alla Record Music ed è qui che lo raggiunge, improvvisa, e raccolta grazie ad un contrattempo, la chiamata di lei, appena tornata da un lungo reportage di guerra. Decidono di incontrarsi la sera, e resteranno insieme tutta la notte, sino al mattino successivo, questo è l’arco temporale coperto dal libro: una lunga notte, di buio, di freddo e di parole, soprattutto queste a costruire abilmente, come in un puzzle tridimensionale, le vite dei due, che per tutta la narrazione restano senza nome, archetipi di tanti lui e tante lei dei nostri tempi. Entrambi hanno cose da dire, che tenevano in serbo da tempo per cercare di stupire – o ferire – l’altro ed entrambi hanno un lato sopito, appena presentito, che non vorrebbero mai rivelare. E poi c’è il motivo dell’incontro dopo così tanto tempo. Ebbene tutti questi elementi si inanellano uno dopo l’altro creando un affresco della nostra società, dei mali che l’affliggono e quella strisciante difficoltà del vivere che spesso affiora da parole, situazioni, sguardi, affresco davvero notevole in quanto a profondità e precisione dell’autore nel mettere a nudo i pensieri più reconditi delle persone. Il passato dei due viene pian piano alla luce, le difficoltà del loro rapporto, il perché sia durato, o come sia finito, come sono trascorse le loro vite, tutto questo viene costruito con passione e tenacia dall’autore, lungo le pagine del libro, la cui cifra principale è proprio l’assoluto realismo, sebbene narrato con un linguaggio personale ed originale, facendo largo uso di immagini, anche poetiche, costruendo gli scenari con sensazioni modellate, o rendendo visibili i moti interiori che increspano il racconto, sino a creare correnti ragguardevoli. L’equilibrio oscilla continuamente tra i due, chi è vittima chi carnefice, chi subisce o chi attacca, e l’epilogo, preciso, accattivante ancorché geniale, in qualche modo risolve la situazione, mette in chiaro chi ha detto il vero e chi ha giocato a rimpiattino con l’altro; ma è un finale – oserei dire -“aperto”, ognuno ne può trarre una sorta di morale, o un chiarimento su come sono le vite dei protagonisti, ma un filo di dubbio resta comunque a serpeggiare, forse non è esattamente così, si ripete il lettore, mentre legge e riflette e quando ha già terminato il libro e continua a riflettere. Già, perché questo è un libro che fa riflettere, i protagonisti, o la voce narrante, propongono argomenti profondi, impressionanti, abissi e vette, dandone una lettura, spesso inusitata o imprevista, ma comunque che trascinano il lettore, può essere la guerra, così come i rapporti madre figlio, o la mancanza di genitori, o il mentirsi all’interno di una coppia. L’autore costruisce i personaggi Lui e Lei, partendo dai loro pensieri, dalle loro emozioni od esperienze, e lo fa in maniera mirabile, concreta, una scrittura priva di fronzoli, orpelli o facili scorciatoie, forte, tesse una trama che si fa sempre più fitta, sulla quale si intravedono i le sagome dei personaggi riempirsi e caricarsi di tratti via via sempre più marcati, e nei quali ognuno può leggere quelli che sono tipici del mondo contemporaneo: le sue contraddizioni, la vacuità dei rapporti, l’andare alla deriva per non voler guardare indietro e trovarvi una spiegazione. Le frasi che compongono questo bel romanzo sono dense – come già accennato – si ha la sensazione di una notevole ricchezza, perché l’autore riesce ad inanellare e collegare fra loro metafore, rende le cose impalpabili visibili, mette davanti ai protagonisti i loro sentimenti facendoli diventare tangibili, è questa una peculiarità di questo romanzo. Il linguaggio, metaforico, o realistico, ma sempre legato ad una sua materialità tutta particolare, come “un ingorgo di emozioni che stritolano la sua anima già provata”, sono sensazioni, ma sono rese quasi palpabili e addirittura visibili dalla penna dell’autore. Il romanzo srotola così le sue 109 pagine dense, grondanti sentimenti e situazioni, attorno al volgere di una notte, catturando il lettore con un linguaggio estremamente originale e ben curato, mai lezioso o ad effetto, con effetti simili al linguaggio poetico, con frasi molto belle e ben costruite, la cui lettura è assai gradevole ed avvincente, senza sfiorare mai la banalità, anzi tenendosene ben alla larga veleggiando felice nel mare dell’originalità. Anche la veste editoriale è scarna ma con una sua eleganza, il racconto non è suddiviso in capitoli e fluisce come un racconto ininterrotto che rende l’impressione di aver osservato dal vivo un uomo e una donna immersi in una fredda notte, riuscendo a ricordare tutte le sensazioni, è come se oltre a ciò che li si è sentiti dire, dentro le parole siano rimasti imprigionati odori, sapori, rumori e movimenti del viso che rendono un quadro preciso di ciò che è accaduto nei cuori – e nelle menti – dei due. Gli unici nei lungo la lettura sono qualche minimo refuso lasciato qua e là, resta dalla lettura, intatta, la bravura dell’autore cui vanno i miei sentiti complimenti per questo bel romanzo, intenso, intelligente ed originale, il mio grazie ad Alfio Cataldo Di Battista per la bella lettura.

 Francesco - 05/08/2011 17:17:00 [ leggi altri commenti di Francesco » ]

una scrittura agile, e una prosa scorrevole che ti prende con le sue descrizioni poetiche. poi un finale che non ti aspetti.
grande scrittura e uno scrittore sconosciuto che dovrebbe avere più spazio nei media ma si sa, la buona letteratura non fa scopa con gli incassi e le vendite... peccato

 Franca Alaimo - 26/11/2010 18:57:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

E’ una bella scheda critica, dalla lettura della quale evinco un modo di narrare piuttosto trascurato dai romamzieri contemporanei: cioè l’attenzione profonda verso il mondo psichico dei protagonisti.
E’ difficile trovare infatti dei romanzi contemporanei in cui i personaggi siano resi con intensità; spesso si tratta di figure scialbe e superficiali che agiscono all’interno di una trama magari affastellata di cose ed azioni, e però povera. L’ascolto del cuore sembra, infatti, una cosa sorpassata. E’ il segno di questi tempi volti alle cose ed alla loro superficie. Ben venga, allora, questa attenzione all’uomo, alla sua vastità e complessità. Solo misurandosi con queste verità, il lettore può crescere; almeno questo è quello che io penso, io che ho fame di profondità.
Complimenti all’autore de IL confine invisibile e a Giuliano Brenna che l’ha proposto ai visitatori di La Recherche.

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