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Lettera da Lisbona

Lisbona, 12 maggio 1876

Mio caro,
mi rammarico molto del fatto di essere partito all’improvviso, forse un po’ di soppiatto, con pochi bagagli e pochi saluti, ma l’opera che da tempo mi riprometto di comporre sento che richiede tutta la mia attenzione.
La vita che ho condotto negli ultimi mesi, i primi successi e le tante amarezze, sento, che mi portano sempre altrove rispetto al luogo in cui la mia mente si deve unire al mio cuore per poter descrivere con i giusti accenti l’omaggio che voglio dedicare a quel grande personaggio còrso, che tanto ha significato per il nostro vecchio e stanco continente.
Qua a Lisbona ho sistemato le poche cose che mi sono portato in una linda stanzetta nel quartiere di Alfama, una zona di pescatori che nulla sanno della mia vita e delle mie opere ma che con il loro continuo brusio ed andirivieni mi stanno dando, inconsapevolmente, il canovaccio sul quale iniziare a lavorare. Infatti, se la forma è già decisa da tempo, e il soggetto anche, lo spirito con cui fare da introduzione ancora latita nella mia mente, sebbene, il brusio, per l’appunto, credo che possa essere un buon inizio; un brusio, di menti confuse dagli avvenimenti che hanno preceduto l’ascesa dell’imperatore al potere. Brusio di sconcerto, ma anche di commenti insicuri, o già spaventati per la grande onda che stava iniziando a sollevarsi in Francia dopo i sanguinosi momenti della Rivoluzione.
Da un tessuto di brusii vorrei far levare sommessamente una voce che da indistinta si fa un poco più chiara, senza però, ancora, prendere il sopravvento, una voce che vorrei affidare agli oboe, far sussurrare loro di qualcuno che lentamente espone una sua idea, con tonalità simili ai primi raggi di sole che si affacciano dalle nubi dopo un temporale. Non voglio dare loro la cristallina voce di un sole mattutino, ma di un sole che è stato fortemente opposto dalla tempesta e si schiarisce la voce prima di tornare a splendere.
Ma in questa parte iniziale vorrei inserire anche una voce di addio per chi ho lasciato alla mia partenza, e sarà l’ultima cosa che gli avrò detto, prima di un imperituro oblio, affidata, credo, ad un pizzicato sostenuto da porre in contrapposizione agli oboe e accarezzato da due arpe (se me le concederanno); certo per i critici, se riusciranno a percepire le note di struggente addio le collocheranno nel tema generale del poema: sarà semplicemente un addio ad un vecchio mondo che si sta decomponendo, solo chi sa leggere nel mio cuore capirà a chi è rivolto l’addio. Aggiungo, sì con una certa amarezza, che probabilmente quell’unica persona che dovrebbe capire l’addio, non lo capirà, ma d’altronde, se fosse stato in grado di capire, ora non dovrebbe sforzarsi di capire quanto destinato solo ad esso, all’interno di una composizione destinata all’anonimato del pubblico.

Per il momento è quanto, devotamente
p.

 Franca Alaimo - 18/11/2014 21:13:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

E’ un racconto elegante, che ricostruisce un periodo storico di mutamento che si svolge parallelamente ad un altro, più intimo e personale.

 Anna Giordano - 27/03/2014 17:47:00 [ leggi altri commenti di Anna Giordano » ]

Forse sarò in ritardo, ma penso che non sia mai tardi per esprimere i propri pensieri o emozioni.
Ho letto con piacere questa lettera che alla parola Lisbona mi ha ridato immagini e ricordi impolverati e che la brezza di questo scritto ha spolverato, liberandone gli effetti che riaffiorano piacevolmente alla memoria.
Inoltre, come non pensare alla letteratura, e ad uno dei suoi grandi letterati quale Pessoa, anche se è vissuto in epoca susseguente alla data della lettera, che fra le righe, cita l’omaggio a un’altro personaggio, parte della storia europea che, se pur piccolo di statura, fu un grande...
Ma rivenendo allo scritto ho colto sfumature raccontate con estro e savoir-faire, nella composizione musicale costruita con note intrise di storia nella storia, intrecciate con eleganza, un gioco di suoni scritti e non suonati che danno l’idea di una melodia che ognuno può ascoltare facendola sua.
Ciao.

 Alessio Romano - 11/05/2009 00:36:00 [ leggi altri commenti di Alessio Romano » ]

No, Roberto, non sei di parte. Possono ispirarci qualcosa di bello tutte le persone che a loro volta sono capaci di lasciarsi ispirare qualcosa di bello. Ho scritto anche un aforisma, che volete di più?.

 Roberto Maggiani - 10/05/2009 22:31:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Questo testo è di esemplare capacità inventiva, sottigliezza intellettuale e fervente fantasia, direi unico, in nessun modo traspare copiatura. In quanto al fatto che Giuliano ispiri un libro direi che è troppo poco! Sarò troppo di parte?

 giuliano - 10/05/2009 19:35:00 [ leggi altri commenti di giuliano » ]

Più che una storia mi sento di poter ispirare una geografia..
Copiato? Non direi, ma sicuramente tutto quello che ho letto, e anche vissuto, visto e pensato confluisce in quel che scrivo, ma ritengo che questo succeda un po’ a tutti. O no?

 elvira scognamiglio - 10/05/2009 19:12:00 [ leggi altri commenti di elvira scognamiglio » ]

A differenza di Alessio Romano, ho compreso il contesto e ho cercato di comprendere il tuo senso. Tuttavia, mi viene da chiederti una cosa: siccome leggi così tanto, non è possibile che qualcosa dei tuoi libri sia confluito (leggi sia stato copiato) in questi racconti? Ho letto nella tua biografia che sei chef. Interessante. Davvero interessante.. Mi ispiri una storia...

 Alessio Romano - 10/04/2009 13:54:00 [ leggi altri commenti di Alessio Romano » ]

Si, ben scritta, ma confesso di non aver capito il contesto, forse la lettera è scritta in un periodo preciso della storia?. Interessante, comunque.

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