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La cartella del professore

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Si parla spesso di amori contrastati perché chi li vive si deve scontrare coi pregiudizi della società, vuoi per motivi razziali, o religiosi o di ceto sociale. Talvolta però accade che la difficoltà nel vivere un amore sia insita nella differenza di età dei componenti della coppia. Tsukiko ha poco meno di quarant’anni, è single e piena di incertezze, suo tratto saliente l’incapacità di decidere e una strana apatia che talvolta la prende e la rende incapace di alzarsi dal futon per ore e ore. Grande piacere della vita di Tsukiko è il cibo, accompagnato da pantagrueliche libagioni di sake e/o birra. In una trattoria, od osteria con cucina come vezzosamente si dice da noi, semplicemente Nomi-ya per i giapponesi, incontra un suo vecchio insegnante del liceo, col quale instaura una sorta di amicizia casuale. I due si incontrano per mangiare e bere, ma senza mettersi d’accordo, in nessun modo, affidando al caso i loro incontri. Ma, si sa, conoscendo le abitudini dell’altro è facile incontrarlo “casualmente” quando se ne ha voglia. È quel che fa Tsukiko, illudendosi di incontrare per caso il professore, o brevemente prof, come lei lo chiama, retaggio degli anni di scuola. E così come riesce ad incontrarlo quando ne ha voglia, la protagonista riesce anche ad evitarlo in occasione di alcune banali liti avvenute davanti a un bel piatto di kimuchi o in presenza di una serie di caraffe di sake svuotate. Lentamente, ma inesorabilmente, Tsukiko si renderà conto di essere innamorata del prof, il quale non le nasconde nulla della sua vita e del suo passato, immagino per farla desistere da un amore che pare non avere futuro. Tra mangiate e bevute, un capodanno triste, una festa dei ciliegi piena di sorprese, il libro scorre rapido costellato dai pasti e dalle bevute, anche una gita in montagna è l’occasione per una bella mangiata. La vita tradizionale dei giapponesi fa capolino tra le pagine con i suoi momenti tipici, come la fioritura dei ciliegi (che si rivelerà densa di sorprese) o l’immancabile gita ad una stazione termale, visto che i giapponesi amano visitare tali luoghi per passeggiare nella natura e poi immergersi in una grande vasca di acqua termale per il benamato bagno. Proprio in una stazione termale avverrà la catarsi e Tsukiko aprirà gli occhi all’evidenza del suo innamoramento per il prof e anche il professore si renderà conto del legame che lo unisce alla ex studentessa e, a modo suo, le chiederà, in un certo senso, la mano. Il romanzo scorre delicato e con la naturale eleganza nipponica, i pochi personaggi sono ben costruiti e delineati e hanno una struttura psicologica ben definita. La narrazione ha i tipici infiorettamenti derivanti dalla tradizione giapponese ed elementi che per noi paiono secondari hanno un loro valore ben preciso per definire la qualità del momento, la densità dell’aria o dei suoni in essa contenuti, elementi che aiutano a rendere i sentimenti che animano i protagonisti in quel momento. Ad esempio: “Di nuovo mi ha detto che ero una brava ragazza. Gli ho risposto che l’amavo. Intanto sentivamo fischiare i tordi”; quasi una poesia per descrivere i sentimenti distanti dei due che diventano un sentire comune. La storia ha una sua solidità che si manifesta sin dall’inizio, non si concede grosse divagazioni, sebbene doni al lettore preziose descrizioni, e marcia dritta sino al finale, neanche l’intervento del bel Kojima Takashi farà desistere la protagonista dai suoi intenti. A metà circa del volume troviamo un sogno, molto bello, in cui la scrittura riverbera le antiche tradizionali calligrafie, dove ad elementi concreti si associano caratteri rituali od evocativi capaci di suggerire inattesi significati a quanto immediatamente visibile. Una volta terminata la lettura e sparecchiata la tavola dall’infinità di piatti mangiati, dalle numerose bottiglie di birra e caraffe di sake, rimane una storia delicata e romantica in cui i sentimenti vanno contro quello che sono le convenzioni, per trovare una loro particolarissima e segreta dimensione dove prosperare e far sbocciare fiori bellissimi, altrettanto se non di più di quelli che sbocciano in seno a vicende che procedono nella scia della cosiddetta normalità. Un romanzo che intenerirà chi è innamorato, farà sperare e sognare chi ancora non lo è, è sicuramente un ottimo regalo per la festa di San Valentino, e vi si trovano ottimi spunti su cosa ordinare in un ristorante giapponese.


 Maria Musik - 16/02/2012 21:36:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Devo dire che questa recensione mi ha fatta sorridere. Amore e cibo: sembra il libro perfetto per Giuliano Brenna che, però, nella pur positiva recensione, ci mette in guardia, con delicatezza, rispetto ai possibili rischi di "caduta dell’attenzione" dovuti, probabilmente, più alle differenze culturali che alla imperizia dell’autrice.
Mi piace questo invito alla lettura perchè ci pone di fronte ad un incontro "diverso"... un balsamo dopo aver letto centinaia di news sulla "farfallina" di Belen =(

 Roberto Maggiani - 14/02/2012 17:44:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Che bella recensione e che bella storia d’amore fatta di condivisione e di semplicità quotidiana: la voglia di stare insieme è l’atteggiamento tipico degli innamorati. Con chi vorreste stare sempre insieme? Di costui o costei allora siete innamorati... e non formalizzatevi sul genere!

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