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Le nozze chimiche di Christian Rosenkreutz

Il libro narra le vicende dell’autore, invitato da una vergine alle misteriose nozze; un sogno gli spiegherà come fare per giungere nel luogo in cui verranno celebrate, e quindi il viaggio, pericolosissimo, che lo porterà in un castello. Durante il viaggio e nei primi giorni di permanenza nel castello il protagonista, e tutti gli altri convenuti, dovranno affrontare varie prove per dimostrare la propria purezza di cuore e la giusta predisposizione d’animo per assistere al misterioso evento. Il castello è quanto di più incredibilmente meraviglioso sia dato immaginare ed è popolato da ogni sorta di misteriose creature; la narrazione è suddivisa in sette giornate e solo nelle ultime due sarà dato ai lettori di poter assistere alle nozze chimiche. Tutta la vicenda in realtà è una grandiosa allegoria, infatti le “nozze” sono un procedimento alchemico, che porterà alla creazione dell’oro e di due creature viventi mediante una serie di trasformazioni della materia con procedimenti che furono propri dell’alchimia. Alla luce di questi fatti si arriva a comprendere la narrazione, in quanto le prove delle giornate precedenti sono una condanna per coloro che, a quei tempi, non erano considerati, per vari motivi – propri dell’essere umano –, adatti ad essere ammessi all’iniziazione alchemica, e anche i pochi eletti in realtà non sapevano esattamente a cosa li avrebbe condotti la loro ricerca dell’Assoluto, e solo dopo averlo trovato, per intercessione divina, capivano la missione che era loro assegnata.
Questo libro (mi sembra riduttivo o forse ‘blasfemo’ definirlo romanzo) fu uno dei manifesti del movimento denominato dei Rosa Croce che nell’Europa degli inizi del Seicento diffuse un ideale di rinnovamento politico e religioso con un programma di «riforma generale delle cose divine e umane», rinnovamento che si voleva assai radicale, non è infatti un caso la creazione dei due esseri viventi che sta a simboleggiare la rinascita del genere umano proprio ricominciando da Adamo ed Eva. Nella narrazione si riconoscono i principali motori di questa “riforma”, la religiosità del dopo-riforma, e la visione scientifica tipicamente rinascimentale: cabalistica e magica.
Il libro getta luce su una materia misteriosa come l’alchimia, raccontata da chi veramente credeva in questa scienza, la narrazione è semplice e molto piacevole ed ogni piccolo particolare descritto come magico o fantastico cela dietro di sé qualche aspetto della realtà.

 Roberto Maggiani - 15/04/2008 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Un testo sicuramente degno di essere letto, per il tratto della nostra storia in cui è ambientato, un periodo in cui ancora la scienza non sapeva dove poteva arrivare, un periodo in cui neanche esisteva la figura dello scienziato, un periodo in cui ancora la struttura della materia era un mistero. Ma si sa che la tentazione di Re Mida da sempre accompagna l’umanità, poter creare ricchezza è simbolo di potenza.
Trasformare la materia da una forma all’altra, in tempi di superstizione religiosa, ha fatto però muovere le sfere alte della gerarchia ecclesiastica verso persecuzioni tristemente note. E’ l’uomo che, davanti all’incognito, cerca di sopprimerlo, meglio è la certezza, almeno per taluni. Oggi si sa che la materia è trasformabile attraverso reazioni nucleari, alquanto complesse, ma la tentazione del Re Mida si è spostata altrove, è sotto gli occhi di tutti quanto sia attuale e presente nella nostra storia italiana Re Mida o l’Alchimista per antonomasia!!!...che dir si voglia.

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