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Scuola belvedere

Dove c’era la scuola e l’asilo,
in cima alla collina Belvedere,
c’è ora un parcheggio rivolto
alla campagna che digrada, a oriente,
verso il porto e il Duomo.
Guardano i musi silenziosi delle auto
dove guardavi tu dal tuo banco.
Sembra impossibile
che nel poco spazio
ci fossero sei aule, due anditi
i bagni ed il giardino
e cento cinquanta bambini.
Pensi alle cose che hai imparato
dalle maestre di allora:
Andreoli e Barbarossa,
la signorina Amalia, già anziana,
lenti spesse e camicia bianca.
Il latte caldo nei bicchieri
annacquato e zuccherato,
all’asilo, appena si arrivava,
era per tutti,
perché non fossero diversi alcuni.
Le buste del patronato
riservate a pochi
sembravano invece un ingiusto privilegio.
Di tutto quel passato
sei anche tu che tieni acceso
il cerino del ricordo,
147 assieme ad altri che non sai,
forse seduti in quest’istante

nei bar gloriosi
di Gioacchini e Polenta.
Perché si sappia che è esistita
la gioia semplice di un mondo
che ha saputo ridere e gioire,
costruire dal niente.
Tornato dopo anni a Posatora,
ti è parso di sentirle per un attimo
le urla dei bambini di allora,
di vederne i grembiuli,
i fiocchi, le borse, i sorrisi.

 rasimaco - 11/09/2023 20:55:00 [ leggi altri commenti di rasimaco » ]

La poesia di Nuscis è viva e destinata a vivere anche se edificata su memorie.

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