Mi sentu vacanti comu 'na rasta senza sciuri quannu ti vardu e senza sciatu restu. Si iapri u me cori comu a vila janca ri 'na varca quannu ri 'npuppa ammutta u maistrali e ti vardu ancora cu st'occhi ruci senza sciatu e senza uci. Caminanu li jorna e puru li stasciuni l'accumpagnanu ormai u malutempu arriva e i pinseri si fannu sempri cchiù pisanti comu sti jammi c'orammai cchiù un ci'à fannu. Traduzione: Vanno i giorni Mi sento vuoto come un vaso senza fiori quando ti guardo e senza fiato resto. Si apre il mio cuore come la vela bianca di una barca quando in poppa spinge il maestrale e ti guardo ancora con questi occhi dolci di respiro e voce privo. Vanno i giorni e pure le stagioni l'accompagnano ed i pensieri divengono più pesanti come queste gambe ch'ormai più non ce la fanno. Pbbl.scrivere-29.01.2019
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Lorenzo Tosco
- 08/04/2020 17:32:00
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Voglio commentare il mio amico Rasimaco proprio in questa poesia dove, parlando lui il dialetto siculo, non ho capito nulla , mentre invece sono stato adiuvato ( bella parola!) dalla sua traduzione in elegante italiano. Anche qui esplode come sempre il suo costante senso pessimistico della vita. Non si sente, come mi sento io (senza guardarmi allo specchio, naturalmente, e dopo fatto il raro bagno) simile a una fresca rosa aulentissina, ma lui ’com’una rasta senza sciuri’. La lirica prosegue poi con quell’altaletante tristezza (anzi prprio non altalenante, perchè non appare intervallata da alcuna speranza) terminando pure con lo sfacelo del fisico (la voce manca, il respiro pure ...attento al coronavirus con questo sintomo!) e le gambe fanno ’giacomo giacomo’. Comunque, a parte queste scherzose battute, una volta appreso il concetto, ho riletto la poesia in dialetto siculo e mi è piaciuta. E’ stato come sentire una canzone in una lingua che non conosci ma della quale hai letto le strofe in italiano. E l’ho goduta e apprezzata. Stavo per aggiungere qualcosa, ma te la confesserò a voce quando potremo sentirci per telefono.
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