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al testo di Rita Stanzione
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tristezza - le teste basse vincolate alla terra, alla ruggine accalcata dentro le clessidre. se avessimo osato una parola intonata, un gesto nudo le macerie vacillerebbero su semenze caparbie del perdono. - ma cosa farà di noi la luce - forgia di perdenti come nugoli acquattati roridi i pensieri. storie incrociate scalerebbero la luna uno sciame senza riserve che anche la morte tremerà per la caduta della maschera del tarlo dai tagli, agli occhi fuggiti dall’addiaccio. quintessenza di osmosi se si sapesse - che amore è un’altra cosa - piegare il rovo puntuto, se si volesse.
“Ah, se tutti si perdonassero a viceversa! Il mondo avrebbe pace: tutto sarebbe chiaro e tranquillo come in quella notte di luna.” Canne al vento, Grazia Deledda
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