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al testo di Robert Wasp Pirsig
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La tempesta scatena la sua rabbia naturale. Entra da una finestra a rombo spalancata, da un punto cardinale tanto ampio che avverti tracimare il vetro nonostante la sua lucidità. Tempesta che aggroviglia le emozioni al coperto, convoglia i toni e li staziona in noi. E, se ci fai caso, rimanerne fuori è tenersi dentro l’insegnamento più efficace della furia diffuso dai banchi del cielo. Se cadessero quelle gocce nere dai larghi calamai che chiamare nuvole fa specie, maturerebbe la meraviglia per come tracciano le verticali che in seguito scopri fiumi e oceani. La sciarada del vento sembra far ricorso alle sillabe d’acqua per una soluzione che faccia luce.
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