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al testo di Silvia Rizzo
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«Ave Maria...». Nel buio di una notte disperata riaffiorano alle labbra quelle parole antiche. Mio fratello, il corpo abbandonato sopra il bianco delle lenzuola, vinto per un poco dal sonno, in una stanza di ospedale, mi appare così fragile ed inerme che ad un tratto rivedo il piccolino, di poco a me minore, che nei giochi con le gambette incerte mi seguiva. «Ave Maria, sia benedetto il frutto del ventre tuo... Aiutaci nell'ora della morte...». Disperde le parole vane la notte e il giungere del giorno col suo carico nuovo di dolore per sempre gela in petto la preghiera. |
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