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Sogni di un cane

 

                                                       in molli saepe quiete

                                                      iactant crura tamen subito vocisque repente

                                                      mittunt (Lucrezio 4, 999-1001)

 

Quante strade ho percorso, quanti impervi

sentieri o tracce sola insieme a te,

mite mio cane dagli occhi dolenti,

dal pelo biondo com'è biondo il grano!

A volte vagavamo fra odorosi

boschi d'abeti e tu puntavi attento

e mi indicavi il balzo di un capriolo

in fuga a pochi passi.

Oppure salivamo su tappeti

strepitanti di foglie rosso-rame

in faggete montane, lungo un rivo,

e sedevamo in alto a contemplare

gli spazi interminati.

O ancora, andando tra le lave brune

del Mongibello, seguivamo un'erta

strada per muli lastricata in pietra,

stretta fra muri a secco di frutteti

e di vigneti dai contorti ceppi.

Sempre tu fosti mio compagno fido,

silente e vigile, e con me godevi

dell'ebbrezza del moto prolungato,

dell'aria rarefatta delle alture,

di immense solitudini, del bello,

che dispiegava intorno la natura.

 

Chissà se adesso che vecchiaia oscura

vela i tuoi occhi e frange la tua schiena

ti visita il ricordo del passato?

Talora nel silenzio del mio studio,

ove tu dormi lunghi sonni ed io

vigilo china sui libri e le carte,

di un abbaiare soffocato un'eco

mi scuote e vedo che nel sonno cieco

muovi le zampe e tutto vai fremendo.

Certo tu sogni, mite mio compagno,

e ti sembra di correre sfrenato

in cerchio insieme a me su un verde prato

 

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 Franca Alaimo - 30/03/2014 19:40:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Nel leggere questi versi mi è venuto in mente il poeta fiorentino Renzo Gherardini ( definito da molti "teologo laico delle creature"), che anche Silvia ha avuto, per fortuna, modo di conoscere, prima che ci lasciasse, e che ha dedicato intere sillogi alle creature animali, in specie al suo amato cane Bobi; e anche il poeta Fo ( Silvia, come so, lo apprezza moltissimo) del quale, recentemente, ho letto una delicata e struggente poesia che racconta il momento del trapasso di un suo cane amatissimo. Questo per limitarmi ad alcuni poeti contemporanei, visto che il mondo classico ci ha lasciato sull’argomento tantissimo.
Ora, siccome Silvia Rizzo, è una studiosa di grande competenza dei testi classici, tutta la sua produzione poetica è segnata da questa stretta frequentazione
Anche questa poesia è, infatti,classicamente strutturata nella misura dei versi e nella ricerca del ritmo musicale. Limpida e tutta scintillante dei colori e della bellezza del creato, è talmente commossa dall’amore per questa creatura ormai vecchia da commuovere quanti conoscono per esperienza di che qualità possa essere il legame d’amore fra un uomo e un cane.
Vorrei anche approfittare di questo spazio per indicare la scrittura di Silvia Rizzo come davvero esemplare. Non è eliminando la tradizione che si è originali. Senza la conoscenza dei classici di tutti i tempi, il suolo da cui cresce la poesia non può che essere povero; bisogna leggere e leggere e leggere. Solo così, assimilando, imparando, comprendendo, si è pronti perfino a rifiutare i modelli, a sovvertirli. Non si puù negare ciò che non si conosce; non si può dstruggere ciò che non si possiede. Ciao, Silvia cara, un bacio!

 Lorenzo Mullon - 30/03/2014 10:18:00 [ leggi altri commenti di Lorenzo Mullon » ]

Ah, ma questo è un sito molto silenzioso, spessissimo si legge apprezzando senza commentare, un po’ come faceva Beckett, lo scrivevo ieri, dicono che fosse silenziosissimo, trascorreva ore e ore seduto in un caffè insieme agli amici senza dire una parola, poi si alzava sorridendo, e li ringraziava per la splendida compagnia

 Giacomo Colosio - 30/03/2014 08:51:00 [ leggi altri commenti di Giacomo Colosio » ]

Chiedo scusa...mi accorgo ora che è appena stata pubblicata...ecco perché non ci sono ancora commenti...io pensavo fosse una vecchia poesia...pardon.

 Giacomo Colosio - 30/03/2014 08:50:00 [ leggi altri commenti di Giacomo Colosio » ]

Stupenda poesia...l’argomento è nelle mie corde( lo diceva Jung che hanno un’anima i cani, infatti sognano e fanbno progetti, hanno ricordi ed amano come noi)ma anche la costruzione classicheggiante dei versi è molto bella. la stampo e me la tengo da parte...bravissima...mi vien da dire che hai la poesia nell’anima, a me pare. Mi chiedo. come si fa a non commentare una chicca come questa?...a me vien voglia di scriverci un racconto in cinque righe, se mi dai il permesso. ciaociao.
P.S. belle e mai banali le rime messe qui e là come ciliegine sulla toreta...buona la musicalità...alto il pathos dell’impianto poetico...insomma, più di così è difficile poetare su un amore di cane.

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