Caro Stefano,
evviva evviva per il tuo primo libretto dal bel titolo, Poesie di ieri, da festeggiare. Purtroppo non c’è qui un Pasolini a festeggiarti come lui fece con Dario Bellezza al suo primo libro, scrivendo che era “il miglior poeta della nuova generazione”. Scrivo questo perché è evidente che Dario è un tuo illustre “padre”. Comunque il titolo subito sottolinea il legame che un poeta che esordisce alla fine quasi del secondo decennio del nuovo secolo ha contratto con la grande poesia novecentesca. Poesie di ieri, parte subito con grinta per incastrare frammenti incandescenti e netti che accosta con energia dirompente, mozziconi di disperazione sull’orlo di precipizi e naufragi, quasi a formare un mosaico di preziosi intarsi su fondo nero. È chiaro che appena si leggono le prime poesie subito si entra in un clima da poesia maledetta e istrionica che mette le mani avanti sulle sue ragioni: scrivere non dell’oggi, ma di ieri, di quello che appena vissuto e conosciuto appartiene già al passato, perché la poesia è una questione che riguarda sempre quanto c’è stato “ieri”. Auguri di bella e buona poesia, Gabriella.
30 Gennaio 2020
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