non lo nego un apice di carta bucata, sforbi- ciata, come centrino da piatto e zero capoccia; soltanto una nuvola per la testa, improvvisa come il rovescio di pioggia sulle vetrate di faccia il cucchiaione ruota e la polenta cuoce nella ciotola grassa di che? di nulla, nera dei camini ideali più o meno manifesti nondimeno, ombre affatto distinguibili, miscredenti come questo panetto di burro pronto a sciogliersi nel quarto uno per il pavimento rigato dai sassi portati a casa dalle suole uno per la spora liberata dal respiro uno per la mora non ancora masticata
|
|
|